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"Questa comunione coniugale affonda le sue radici nella naturale complementarietà che esiste fra l'uomo e la donna, e si alimenta mediante la volontà personale degli sposi di condividere l'intero progetto di vita, ciò che hanno e ciò che sono […]."
(Familiaris consortio, n° 19)
Complementarietà e reciprocità nella vita coniugale
Sabato 23 Gennaio 1999


La lettura di un brano di Daniel Goleman (L'intelligenza emotiva - Che cos'è e come può renderci felici; Rizzoli, Milano, 1997) ci ha introdotto al tema.

Il brano "Il matrimonio di lui e quello di lei: radici nell'infanzia" è tratto dal capitolo "Nemici intimi". Inizia così:

"Qualche sera fa, mentre entravo in un ristorante, incontrai un giovane che ne usciva a grandi passi, con un'espressione dura e accigliata dipinta sul volto. Una giovane donna lo rincorreva seguendolo a ruota, tempestandogli di pugni la schiena e gridando. "Maledetto! Torna qui e sii gentile!". Questa energica richiesta, contraddittoria fino all'inverosimile, mirata a qualcuno che se va voltando le spalle, incarna un tipo di comportamento comunissimo nelle coppie in crisi. Lei cerca di riattaccare, lui si ritrae. I terapeuti della coppia hanno da tempo notato che quando i coniugi si risolvono a cercare una consulenza sono già caduti in questo schema di rincorsa-fuga, nel quale l'uomo si lamenta delle esigenze e degli scatti "irragionevoli" di lei, mentre la donna se la prende per l'indifferenza che lui ostenta verso ciò che sta dicendo.
Questo duello coniugale riflette il fatto che in una coppia esistono due realtà emozionali, quella di lui e quella di lei. [...]"



Proprio le differenze fra i coniugi (fisiche, psicologiche, spirituali, ... - Cfr anche Sessualità umana: verità e significato, n°13) costituiscono la base della complementarietà, un reciproco completarsi, ricchezza di ogni relazione ma soprattutto del matrimonio.

Ciò è possibile a patto che i coniugi riconoscano reciprocamente la pari dignità e stabiliscano e mantengano aperti canali privilegiati di comunicazione.

Il carattere personale dell'essere umano, in quanto uomo e donna, significa che entrambi sono stati creati per realizzarsi, per "ritrovarsi", e ciò è possibile solo "mediante un dono sincero di sé" (Mulieris dignitatem, n° 7). Ciò comporta reciprocità fra i coniugi: si tratta del reciproco essere "per" l'altro nella "comunione" interpersonale.

Una salda unione coniugale pertanto presuppone che entrambi abbiano un progetto personale che nel matrimonio si potenziano in un progetto comune.

Se non ci fosse riconoscimento della pari dignità si creerebbe un rapporto asimmetrico che non potrebbe dar luogo né a vera complementarietà e neppure a reciprocità vera bensì a una sorta di gregarismo autoritario.

E non è neppure utile per ristabilire una pari dignità un egualitarismo per cui la donna è costretta a mascolinizzarsi perdendo la ricchezza della sua femminilità e rendendo, alla fin fine, impossibile nel rapporto coniugale e nella vita della società una feconda complementarietà e reciprocità.

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già modificata il 10 luglio 1999