Famiglia Insieme

Ultime modifiche:
24.06.2000



Sabato 11 marzo 2000
Ruolo dell'Uomo nella famiglia.

Documentazione consigliata

[in allestimento]

Giovanni Paolo II
Familiaris Consortio
(Esortazione Apostolica)
[in allestimento]

Catechismo della Chiesa Cattolica,
nn.
[in allestimento]

E dalla stampa:

[in allestimento]

_____________

[...] l'uomo è chiamato a garantire lo sviluppo unitario di tutti i membri della famiglia: assolverà a tale compito mediante una generosa responsabilità per la vita concepita [...] un impegno educativo più sollecito e condiviso con la propria sposa, un lavoro che non disgreghi mai la famiglia [...] una testimonianza di vita cristiana adulta [...].
Familiaris consortio, n° 25

Traccia dell'incontro

Ruolo del padre

  • Mantenere la famiglia;
  • Parlare di sesso ai figli maschi;
  • Fare sport insieme, portarli allo stadio.

Possono essere queste le funzioni che contraddistinguono il ruolo del padre?

Divisione dei ruoli quindi:

  • Il padre il lavoro;
  • La madre l'educazione dei figli.

No! Qui non c'è divisione dei ruoli; perché il mantenimento della famiglia compete sia al padre che alla madre.

Sia che la madre lavori, sia che faccia la casalinga, contribuisce anche lei al mantenimento della famiglia. Il ruolo di casalinga deve essere valutato nella sua giusta misura, anche in termini economici.

Così come l'educazione non può essere delegata ad uno solo dei due coniugi. Entrambi i genitori sono responsabili dell'educazione dei figli.

Così come l'educazione sessuale non si riduce al semplice discorso del padre ai figli maschi e della madre alle femmine: quando questo avviene sanno già tutto per averlo appreso dai loro amici. In un clima familiare improntato al dialogo, alla serenità, al buon umore, alla spontaneità, i bambini fanno domande ai genitori inerenti al sesso fin da quando sono alle elementari ed i genitori daranno loro risposte giuste adeguate alla loro età.

"Parliamo di sEsso!" dice il bambino di sette anni ai genitori, e questi, con i capelli ritti in testa: "Vorrai dire sAsso!". Non bisogna spaventarsi e dare risposte adeguate all'età. [...] Il difficile non è educare alla sessualità ma all'amore. In questo campo educativo diventa fondamentale il ruolo del Papà.

Nei quattro grandi pilastri educativi (educazione alla fede, all'amore, alla libertà, alle virtù) l'amore è fondamentale, perché solo se si sa amare si è felici e lo scopo dell'educazione è rendere felici i nostri figli.

L'ambito educativo privilegiato è la famiglia e la famiglia si fonda sul matrimonio, quindi matrimonio ed educazione sono due cose strettamente connesse. Bisogna quindi curare il matrimonio, perché senza di esso non si può parlare di famiglia, è difficile educare i propri figli senza curare l'armonia coniugale, perché è in famiglia che i figli crescono, educare vuol dire crescere insieme e se i genitori si amano i figli ne trarranno grande beneficio: l'amore tra padre e figlio e l'amore tra i fratelli deriva dall'amore coniugale e per crescere come famiglia bisogna crescere come matrimonio.

La famiglia, avendo come fondamento il matrimonio opera come nucleo amoroso che umanizza tutti i rapporti famigliari, si costituisce come un'unica unità di amore genitori e figli.

"Io mi devo realizzare, auto-realizzare". Non si può affermare egoisticamente la propria personalità. L'amore coniugale non è fatto per la felicità di uno solo: o si è felici tutti e due o si è infelici tutti. In un ambiente di infelicità non si può educare i propri figli.

La società utilitaristica in cui viviamo è nemica è nemica di questi concetti: "Caro, è da un po' di tempo che pensi solo a te stesso!". "Cara, non capisci che sto passando la mia fase egoistica?"... come se l'egoismo fosse una cosa legittima! Ogni giorno invece si dirà: "Cerco di rendere felice mia moglie: so che sarò felice anch'io.". La felicità non si ricerca, è una conseguenza del desiderio messo in atto di rendere felice il coniuge.

Superbia ed egoismo portano alla nevrosi e sono nemici del matrimonio.

Ruolo del Papà: rendere felice la propria sposa. Questo atteggiamento deve essere reciproco, ma è chiaro che in questo campo sia il papà che la mamma sono insostituibili. Solo così possono educare bene i figli.

È sufficiente? "Porto i miei figli in un collegio svizzero e mi dedico a rendere felice mia moglie". Chiaro che non è sufficiente.

Devo trasmettere, in questo clima di felicità familiare, buoni criteri educativi. Come?

Durante una lezione [sull'argomento] un partecipante chiese: "Come posso convincere mio figlio adolescente ad essere generoso?" Il professore rispose: "Io sono sempre stato convinto che nella vita non si può convincere nessuno.". La prima cosa è il buon esempio. Dare buon esempio. Essere sereni e di buon umore sempre, questo è il primo obiettivo, dopo quello di rendere felice la propria moglie, che un papà deve porsi.

Anche questo obiettivo è soggetto al carattere di reciprocità, ma il papà può essere di grande sostegno nei momenti di avversità. [...]

Dare il buon esempio, il papà con il proprio comportamento teso a rendere felice la moglie mettendo in pratica le virtù, svolge un ruolo fondamentale nell'educazione all'amore. I figli sin da piccoli, assimilano questo modo di fare improntato alla generosità ed allo spirito di servizio, lo faranno proprio man mano che crescono.

È sufficiente il buon esempio? No, altro elemento educativo molto importante è il dialogo a tu per tu, singolarmente con i figli o nella riunione familiare. Papà e mamma dovranno sviluppare, attraverso il dialogo ed il sereno confronto delle idee, un progetto educativo per ogni figlio, studiandone il temperamento, a seconda dell'età. In questo caso il ruolo del papà diventa complementare a quello della mamma, che avrà bisogno di confrontare e condividere le proprie idee con quelle del marito.

Ruolo del papà: condivisione della responsabilità educativa con la moglie: i due stili diversi nel modo di mettere in pratica l'amicizia con i figli si completeranno a vicenda.

Perché i criteri educativi si trasmettono attraverso l'amicizia, che permette di non "convincere" nessuno, ma che induce i figli a far propri i criteri educativi attraverso un dialogo fatto di confidenze, di domande, di risposte, amicizia appunto, che deve iniziare fin da quando i figli sono piccoli e continuare per sempre nel rapporto genitore-figlio.

Esercizio dell'autorità

I criteri educativi vanno poi messi in pratica ed i genitori raggiungono questo obiettivo attraverso l'autorità, che non può essere demandata ad uno solo dei coniugi.

Anche in ciò il papà deve evitare errori e svolge un ruolo importante.

Primo errore: autoritarismo.
"Devi fare quello che ti dico!".
[Risposta del bambino:] "Ma per quale motivo?".
" Per dici motivi: il primo è che sono io a dirtelo, gli altri nove non ti interessano!".

L'atteggiamento autoritario rischia di prevaricare anche la mamma ed esautorarla agli occhi dei figli, sminuendone il prestigio. Attenzione, nell'uso dell'autorità si può litigare con la propria moglie perché si hanno diversi criteri ed obbiettivi: tutti e due i genitori sono convinti di avere ragione e non vogliono mollare per il bene dei figli. per il "bene" dei figli si raggiunge il male peggiore per i figli, litigare.

Il ruolo del papà è anche quello di saper rinunciare, se necessario, ai propri punti di vista e sposare quelli della moglie. Altro errore che si può fare è demandare l'autorità all'altro coniuge.

"Papà esco!"
"A che ora torni ?"
"Quando mi pare."
"Ma non un minuto più tardi !":

Quando un genitore rinuncia all'uso dell'autorità rende il figlio orfano di un genitore vivo. Quando la mamma si vede addossare completamente questo onere, le manca il conforto del confronto e del sostegno, rischia di diventare eccessivamente protettiva, trasferisce le proprie aspettative tutte sui figli, si ha l'eccessiva attenzione ai risultati scolastici, i figli fanno fatica ad inserirsi socialmente perché nessun amico è all'altezza, si formano figli insicuri e incapaci di sostenere le difficoltà. Codice paterno e materno, ruoli complementari. Il figlio è generato da una coppia e deve essere educato da una coppia.

Soprattutto oggi, per un maggiore equilibrio dei figli è necessaria una forte presenza di entrambi i genitori nel piano educativo, ai figli non basta più avere tutto, è necessario un impegno educativo profondo, un forte dialogo tra i genitori, tra genitori e figli, perché i ragazzi possano crescere, vivere, sperimentare insieme ai genitori la condivisione della vita: è il vissuto di una coppia di genitori che conta, i figli assimilano tale vissuto, assorbono come una spugna, giorno per giorno, è un fatto di vita, non di parole, un insieme di comportamenti, è l'educazione inconscia, che incide moltissimo nella futura personalità del figlio.

L'educazione conscia consiste invece in quello che si dice, si insegna, quello a cui si tiene di più, quello che si vuole realizzare. Bisogna dedicare più tempo ai figli e al dialogo, prima che sia troppo tardi, educarli a diventare autonomi, capaci di arrangiarsi, forti, modellarli con l'esempio, mettere davanti a loro testimonianze concrete. Figura materna e paterna sono due atteggiamenti educativi essenziali allo sviluppo e all'equilibrio del bambino.

Codice materno: sviluppo del piacere.

Il primo grande amore e quello del bambino con la madre fin dalla gravidanza, alla nascita la madre rappresenta calore, protezione, accettazione incondizionata, amore totale, nei primi 3/4 mesi di vita è una sola cosa con lei.

Il bambino si fa un'idea del mondo in base alla "bontà della madre", è essenziale che ogni uomo che nasce incontri una madre "buona". "Una madre buona dipende da un marito buono". Soltanto l'amore è principio di crescita.

Ognuno può fare una buona o cattiva partenza nella vita a seconda di come è stato trattato ed amato: è lo stadio infantile dell'amore, indispensabile per una buona partenza, ma attenzione, se l'individuo adulto rimane fissato a questo stadio, realizza un amore immaturo, che si ferma alla ricerca del proprio piacere, pretende tutto senza dare nulla, senza reciprocità.

Codice paterno: principio della realtà e condivisione.

L'atteggiamento paterno apre alla condivisione, la vita non è un piacere dovuto e solitario, ma deve essere condivisa con altri, con gli altri membri della famiglia, gli amici, i compagni. Le funzioni della figura paterna sono indispensabili nello sviluppo della maturazione dei figli. Le mamme tendono ad estendere la protezione oltre l'età accettabile, il padre completa l'atteggiamento materno favorendo il distacco progressivo e l'apertura verso gli altri, la figura paterna rappresenta una presenza costruttiva che fa incontrare il figlio con norme di comportamento e di condotta che regolano il piacere egoistico.

Il codice paterno fa uscire il bambino dalla indifferenziazione del codice materno, gli permettere di iniziare ad essere se stesso, di affermare la propria esistenza autonoma.

Nei primi mesi di vita il ruolo del padre ha un aspetto meno privilegiato per il bambino, ma il suo appoggio alla madre permette a questa di vivere un rapporto più sereno e tranquillo con il figlio. La presenza del padre diventa poi sempre più importante con il passare del tempo: fornisce stimoli, soddisfazioni, sicurezza e serenità.

Il codice paterno rappresenta il mondo esterno, l'apertura sociale, la spinta a diventare adulto.

Le voci del padre e della madre parlano linguaggi diversi, ma non in contrasto, si completano a vicenda: principio dell'amore e del dovere, possono coesistere e portare alla felicità.

La sicurezza interiore e la calma, la padronanza di se, l'equilibrio, sono alla base di quell'atmosfera serena fondamentale per l'educazione.

La famiglia è insostituibile, è il luogo privilegiato dell'educazione, va difesa e protetta a tutti i costi.

Motivi di disaccordo: non avere chiaro il concetto di matrimonio. È indissolubile non perché lo dice la Chiesa, ma per Legge Naturale, perché è un bene per tutta la famiglia, per i figli. Oggi vi è un'errata concezione dell'indipendenza nel matrimonio, quando il matrimonio è dipendenza voluta, accettata per amore, perché vi sono delle responsabilità condivise.

Ruolo del padre: condividere. Amare è volere, voler amare, non possiamo pensare al matrimonio come ad un compito in classe di matematica:

  • Somma di preoccupazioni;
  • Sottrazione di libertà;
  • Moltiplicazione di spese;
  • Divisione di opinioni.

Ma chi è che si sposa? Una persona che si vuol rendere felice, a questo si deve pensare.

Sto lottando per migliorarmi? Perché se mi miglioro ho qualcosa da dare. La crescita personale è fondamentale: "Ti aiuterò a lavare i piatti, aiuto materiale e spirituale, ma ho anche scoperto un libro bellissimo, un film da vedere insieme, un corso di orientamento, parliamone insieme". Se vi è questo atteggiamento vi è comunicazione reciproca, bisogna saper ascoltare:

  • Fidanzamento: lui parla, lei ascolta;
  • Luna di miele: i due parlano, i due ascoltano;
  • Matrimonio: Lei parla e lui non ascolta;
  • Maturità: i due gridano e i vicini ascoltano.

"Sono tre mesi che non parlo con mia moglie!"
"Crudele!"
"Ma lo faccio per rispetto, per non interromperla!".

Ma non deve essere così, attraverso il dialogo e la comprensione empatica si risolvono le crisi. Parlare dei problemi e risolverli insieme.

Non è vero che il divorzio risolve i problemi, che permette di rifarsi una vita, i coniugi che divorziano hanno crisi di solitudine, amarezza, risentimenti, nevrosi. Gli effetti si vedono sui figli: calo scolastico, insonnia, tristezza abituale, stati depressivi, risentimento nei confronti dei genitori, perché sono stati sacrificati alle esigenze dei genitori.

Uno disse: "Quando c'è un naufragio prima si salvano i figli, poi gli adulti. Qui si salvano solo i genitori.". I figli soffrono terribili crisi di lealtà, assimilano molto peggio il divorzio che la morte. Invece il desiderio reciproco di miglioramento fa si che si superino le difficoltà accettandosi e migliorandosi a vicenda.

"Caro ti amo così come sei. Ma vorrei che fossi un altro". I difetti si amano, ma si cerca insieme di migliorarsi.

Paolo Fontana

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Pagina pubblicata martedì 25 aprile 2000