Settembre 2000 Intenzione dei Vescovi
PERCHÉ I GENITORI E GLI EDUCATORI, ATTRAVERSO GESTI DI ACCOGLIENZA E DI PROMOZIONE DELLA VITA, MOSTRINO LA SOLLECITUDINE DI DIO PADRE PER OGNI SUA CREATURA
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L'autore
Padre Tommaso Stancati op è professore di Ecclesiologia e Mariologia all'Angelicum di Roma.
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BISOGNA RISCOPRIRE LA VOCAZIONE DEL MATRIMONIO
Portatori di vita
di Tommaso Stancati
La famiglia, minuscola ma concreta realizzazione della socialità umana e vero luogo domestico -se cristiana -di realizzazione della Chiesa, è al centro di questa intenzione di preghiera. La ragione sta nell'importanza che Dio stesso e la Chiesa attribuiscono all'istituto familiare, visto all'interno del progetto di redenzione universale: essere immagine terrestre della famiglia-comunione delle Persone della SS.ma Trinità (cfr. Lumen Gentium [LG], nn. 2-4).
La famiglia è dunque importante, perché è in essa che "nascono i nuovi cittadini della società umana, i quali per la grazia dello Spirito santo sono elevati col battesimo allo stato di figli di Dio, per perpetuare attraverso i secoli il suo popolo. In questa che si potrebbe chiamare Chiesa domestica, i genitori devono essere per i loro figli, con la parola e con l'esempio, i primi annunciatori della fede, e secondare la vocazione propria di ognuno, e quella sacra in modo speciale" (LG, 6).
Coloro che accolgono, promuovono e proteggono la vita che Dio dona
Ormai innumerevoli volte, a partire dagli immediati anni post-conciliari, il Magistero della Chiesa è tornato a sottolineare l'importanza del ruolo dei genitori, anzitutto nella comunicazione della vita umana alla loro discendenza, come nella più pura e antica tradizione cristiana. Un ruolo quindi di promozione ma anche di protezione duratura della vita e di formazione pedagogica, di fronte alle irresponsabili, irrazionali ed egoistiche tendenze della cultura sociale contemporanea che vorrebbe invece fare della famiglia una dimensione accessoria e mutante, senza strutture e doveri, del vivere sociale.
L'ideale della famiglia cristiana si deve allora contrapporre a questo progetto disgregatore come un baluardo difensivo che impedisce il depauperamento dei valori dell'unità e indissolubilità del matrimonio cristiano fondato sull'amore, come pure del valore dei compiti propri dei genitori, il cui ruolo non si esaurisce nella sola generazione della vita (opera peraltro di altissimo significato che li rende cooperatori e imitatori di Dio stesso) ma si estende alla responsabilità della formazione ed educazione cristiana dei propri figli in tutta una serie variegata di aspetti esistenziali.
"Il diritto al matrimonio e alla procreazione è un diritto inalienabile, senza del quale non si dà dignità umana; ma sappiamo bene che spetta proprio ai genitori di decidere, in piena coscienza, circa il numero dei loro figli, prendendo le loro responsabilità davanti a Dio, davanti a se stessi, davanti ai figli che già hanno messo al mondo, e davanti alla comunità alla quale appartengono, seguendo i dettami della loro coscienza illuminata dalla legge di Dio, autenticamente interpretata, e sorretta dalla fiducia in lui". Questo testo della Populorum Progressio (n. 37), mirabile per chiarezza, mantiene ancora oggi tutta la sua validità perché affonda la sua intuizione nella straordinaria idoneità dell'unione coniugale alla procreazione e alla diffusione della vita, al di là e al di sopra dell'istinto di sopravvivenza, come dimensione che rende gli uomini simili al Creatore della vita universale, non dimenticando le importanti dimensioni di una paternità e maternità responsabili.
Oggi, purtroppo, c'è grande confusione su questo tema, al punto che la "procreazione è assoggettata al pieno arbitrio dell'uomo ed è considerata come semplice fenomeno biologico, e non vissuta come scelta responsabile per la continuazione della vita in conformità col disegno divino" (CEI, Evangelizzazione e Sacramento del Matrimonio, 14). La confusione viene ancora di più aggravata dalla tendenza odierna a compiere, senza una seria riflessione etica, manipolazioni genetiche in campo procreazionale, che, alcune volte, sembrano voler sottrarre per forza all'atto coniugale umano la vera e propria inclinazione alla procreazione, per trasferirla forzosamente in ambito sperimentale scientifico, sminuendo in tal modo uno degli atti più straordinari e carichi di mistero, e anche di poesia, dell'intera vita umana, che vede lo stesso Creatore unirsi agli sposi nella creazione diretta dell'anima di quell'essere biologicamente umano.
Le manipolazioni rischiano, inoltre, se compiute in maniera azzardata, di mettere in serio pericolo la stessa integrità delle leggi biologiche che la natura ha stabilito e perfezionato nel corso dei milioni di anni di evoluzione della specie umana. Fortunatamente, al contrario di ogni aspettativa, la reazione della gente comune, nei più diversi paesi, di fronte a questo sperimentalismo ad oltranza, è stata abbastanza negativa e scettica. Gli stessi pensatori e legislatori, a parte qualche caso, hanno finora fatto la loro parte nella giusta direzione, promuovendo serie riflessioni, leggi e norme a tutela dell'ambito familiare come l'unico luogo legittimo della procreazione della vita umana. Ma molto, tanto resta ancora da fare in questo senso.
È necessario quindi favorire, in ambito dottrinale e catechetico cristiano, il recupero della dimensione matrimoniale-coniugale come la modalità per eccellenza in cui, per volontà stessa del Creatore, si attua la comunicazione della vita. Di conseguenza si rende auspicabile una forte, più seria opera di catechesi su questo tema, che non sempre è stata, finora, sviluppata con chiarezza e profondità verso coloro che si preparano al matrimonio cristiano, ottenendo poi come risultato, spesso disastroso, la disattenzione quasi completa di comportamento morale cristiano nell'esercizio della procreazione.
L'educazione familiare ed ecclesiale per essere uomini completi e figli di Dio
Ma c'è un altro compito dei genitori cristiani, per alcuni aspetti forse addirittura più importante della stessa cooperazione alla generazione degli uomini. Alludiamo all'opera successiva alla generazione stessa, quella che normalmente viene chiamata educazione della prole. I genitori, infatti, non si limitano soltanto a generare i loro figli, ma si prendono cura di nutrirli e curarli nel corpo e nello spirito, in piena cooperazione fra di loro, e di esercitare nei loro confronti, in maniera più che legittima, una pedagogia, una formazione educativa, morale e cristiana, e questo prima e a prescindere dal fatto che i loro figli frequentino la scuola statale o quella cattolica; un'educazione che li faccia passare attraverso le tappe dell'infanzia, dell'adolescenza e della giovinezza per giungere alla maturità psicologica, affettiva e morale di uomini completi e veri figli di Dio (Alcune questioni di etica sessuale, n. 13) ed immetterli nel mondo come soggetti adulti, abituati all'esercizio del giudizio critico sulla realtà, responsabili, che conoscono Dio, il suo progetto di creazione e di redenzione sull'umanità, i suoi desideri, i suoi pensieri, la realizzazione dei suoi fini, il colloquio familiare della preghiera a Lui rivolta. Si tratta di far crescere ragazzi che conoscono e apprezzano le tappe di evangelizzazione e catechesi attraverso cui sono passati, ottenendo così l'idoneità a partecipare alle celebrazioni sacramentali dell'Eucarestia e della Confermazione, che li hanno resi maturi soggetti di relazione con Dio e con i fratelli di fede (cfr. Gaudium et Spes, n. 48).
In tal senso, quindi, i genitori sono i primi soggetti dell'evangelizzazione, i primi annunciatori della fede cristiana ai loro figli (cfr. LG, 35), i primi ai quali Cristo stesso dà l'incarico di trasmettere la sua Parola e la conoscenza della sua esistenza: nella piccola Chiesa, che è la famiglia, i genitori dovrebbero parlare del Signore e farlo conoscere ai loro figli, preoccupandosi di prepararli alla progressiva catechesi ecclesiale che, in seguito, la Madre Chiesa eserciterà nei loro confronti come madre e maestra premurosa, riunendoli insieme ad altri figli di altre chiese domestiche, in una forma di comunione ecclesiale che abitui i soggetti alla dimensione dell'appartenenza reciproca all'unico popolo di Dio.
Ma tutto questo è reale nella Chiesa? O è soltanto un pio desiderio? In molti casi la realtà è proprio la quasi assenza di questa dimensione educativa. La mancanza di cultura, di un senso profondo della tradizione cristiana, l'indifferenza, l'eccesso di attaccamento ai valori terrestri, e altre cause, producono la mancanza di esempio di vita morale e religiosa nei genitori, che produce nefaste conseguenze in primo luogo proprio nei loro figli.
È anche vero che molto spesso i genitori si affidano ad un precario senso del "far da sé" pedagogico, senza linee guida, senza un progetto educativo, senza un'azione coordinata comune, senza una preparazione adeguata alle difficoltà educative del mondo odierno, certamente più impegnative e serie che nel passato. Tutto è spesso lasciato all'improvvisazione, in pieno contrasto con il ruolo e i doveri di educatori responsabili e maturi, che il Signore stesso e la Chiesa affidano ai genitori cristiani all'interno delle inviolabili mura domestiche.
Anche in questo caso si impone, allora, una necessaria, urgente opera di ri-evangelizzazione e catechesi ai genitori cristiani perché svolgano il loro compito con impegno, serietà e onestà, facendo il possibile per tramandare ai loro figli la somma dei valori e delle tradizioni cristiane, appoggiandosi, se necessario, alla stessa comunità cristiana, che non farà certo mancare l'aiuto delle sue strutture nella difficile opera della costruzione dei cittadini e dei cristiani di domani, vero futuro della società umana, ma anche della stessa Chiesa, e, in ultima istanza, della stessa realizzazione dei desideri di Dio su tutta l'umanità.
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