Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il primo decennio del 2000
I giovani e la famiglia
51. - Ci pare opportuno chiedere per gli anni a venire un'attenzione particolare ai giovani e alla famiglia . Questo è l'impegno che affidiamo e raccomandiamo alla comunità cristiana.
Partiamo dai giovani, nei quali va riconosciuto "un talento che il Signore ci ha messo nelle mani perché lo facciamo fruttificare" . Nei loro confronti le nostre comunità sono chiamate a una grande attenzione e a un grande amore. È proprio a loro che vanno insegnati e trasmessi il gusto per la preghiera e per la liturgia, l'attenzione alla vita interiore e la capacità di leggere il mondo attraverso la riflessione e il dialogo con ogni persona che incontrano, a cominciare dai membri delle comunità cristiane. Le Giornate Mondiali della Gioventù ci hanno restituito molte speranze: abbiamo visto moltissimi giovani attirati dal Gesù e dal suo Vangelo. Già abbiamo sottolineato alcuni valori di cui il mondo moderno, talvolta con i giovani in prima fila, è portatore.
Va detto però che ora abbiamo tutti una grande responsabilità: se non sapremo trasmettere alle nuove generazioni l'amore per la vita interiore, per l'ascolto perseverante della parola di Dio, per l'assiduità con il Signore nella preghiera, per una ordinata vita sacramentale nutrita di Eucaristia e Riconciliazione, per la capacità di "lavorare su se stessi" attraverso l'arte della lotta spirituale, rischieremo di non rispondere adeguatamente a una sete di senso che pure si è manifestata. Non solo: se non sapremo trasmettere loro un'attenzione a tutto campo verso tutto ciò che è umano - la storia, le tradizioni culturali, religiose e artistiche del passato e del presente -, saremo corresponsabili dello smarrirsi del loro entusiasmo, dell'isterilirsi della loro ricerca di autenticità, dello svuotarsi del loro anelito alla vera libertà.
Nel decennio scorso ci eravamo volutamente soffermati sull'importanza del dare fiducia ai giovani, di favorirne l'inserimento nel volontariato, in tutto ciò che li aiuta a vivere il fine unico della vita cristiana, che è la carità. Rimane vero, peraltro, che per amare da persone adulte, mature e responsabili, bisogna saper assumere tutte le responsabilità della vita umana: studio, acquisizione di una professionalità, impegno nella comunità civile. Le esperienze forti possono tanto più giovare quanto più si coniugano con i cammini ordinari della vita, che consistono nell'operare scelte di cui poi si è responsabili. Occorre saper creare veri laboratori della fede , in cui i giovani crescano, si irrobustiscano nella vita spirituale e diventino capaci di testimoniare la Buona Notizia del Signore. Occorre impegnarsi perché scuola e università siano luoghi di piena umanizzazione aperta alla dimensione religiosa, sostenere i giovani perché vivano da protagonisti il delicato passaggio al mondo del lavoro, aiutare a dare senso e autenticità al loro tempo libero. Certamente le nostre comunità sono chiamate a una grande attenzione e a un grande amore per i giovani.
In questa direzione, avvertiamo la necessità di favorire un maggiore coordinamento tra la pastorale giovanile, quella familiare e quella vocazionale: il tema della vocazione è infatti del tutto centrale per la vita di un giovane. Dobbiamo far sì che ciascuno giunga a discernere la "forma di vita" in cui è chiamato a spendere tutta la propria libertà e creatività: allora sarà possibile valorizzare energie e tesori preziosi. Per ciascuno, infatti, la fede si traduce in vocazione e sequela del Signore Gesù.
52. - Per quanto riguarda la famiglia, va ricordato che essa è il luogo privilegiato dell'esperienza dell'amore, nonché dell'esperienza e della trasmissione della fede. La famiglia cristiana è inoltre il luogo dell'obbedienza e sottomissione reciproca e della manifestazione dell'alleanza tra Cristo e la Chiesa. La famiglia è l'ambiente educativo e di trasmissione della fede per eccellenza: spetta dunque anzitutto alle famiglie comunicare i primi elementi della fede ai propri figli, sin da bambini. Sono esse le prime "scuole di preghiera", gli ambienti in cui insegnare quanto sia importante stare con Gesù ascoltando i Vangeli che ci parlano di lui. I coniugi cristiani sono i primi responsabili di quella "introduzione" all'esperienza del cristianesimo di cui poi chi è beneficiario porterà in sé il seme per tutta la vita.
Proprio per il ruolo delicato e decisivo della famiglia nella società, la Chiesa, nonostante l'evidente crisi culturale dell'istituzione familiare, desidera assumere l'accompagnamento delle famiglie come priorità di importanza pari, in questi tempi, a quella della pastorale giovanile. Invitiamo tutti gli operatori pastorali a promuovere riflessioni serie sui perché delle frequenti crisi matrimoniali, pensando con creatività a rinnovare l'annuncio cristiano sul matrimonio, per dare forza, ragioni e coraggio alle coppie in difficoltà. Per questo contiamo molto sulla solidarietà tra le famiglie, ma anche sulla creazione di nuove forme ministeriali tese ad ascoltare, accompagnare e sostenere una realtà dalla quale molto dipende il futuro della Chiesa e della stessa società. Le nostre parrocchie dovrebbero essere sempre più luoghi di ascolto e di sostegno delle famiglie in difficoltà, avendo ben chiaro che la medicina dell'amore fraterno e della misericordia è l'unica in cui la Chiesa creda fermamente. A questo fine, una delle scelte da compiere è quella di riuscire a stabilire, da parte delle comunità cristiane, attraverso i presbiteri, i religiosi e gli operatori pastorali, rapporti personali con ogni famiglia - sia che frequenti la Chiesa sia che non la incontri mai - in un tessuto relazionale nuovo, veramente capillare.
In questo come in altri ambiti della pastorale è particolarmente importante il contributo che le donne potranno portare affinché la Chiesa assuma un volto diverso, più sensibile e più umano. Non si dà pienezza di umanità senza che uomo e donna si esprimano liberamente e pienamente, secondo i rispettivi doni.
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