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PER-CORSO DI PREPARAZIONE AL MATRIMONIO

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29.01.2002

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Il brano commentato

Appello all'unità
1Vi esorto dunque io, il prigioniero nel Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, 2con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, 3cercando di conservare l`unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. 4Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; 5un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. 6Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti. 7A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. 8Per questo sta scritto:
Ascendendo in cielo ha portato con sé prigionieri,
ha distribuito doni agli uomini.

9Ma che significa la parola "ascese", se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? 10Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per riempire tutte le cose. 11É lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, 12per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo, 13finché arriviamo tutti all`unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo. 14Questo affinchè non siamo più come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l`inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell`errore. 15Al contrario, vivendo secondo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo, 16dal quale tutto il corpo, ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l`energia propria di ogni membro, riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità.

Efesini (4,1-16)


Testi tratti
dalla Bibbia CEI on line


Documentazione minima

Pontificio Consiglio per la Famiglia
SESSUALITA' UMANA: VERITA' E SIGNIFICATO
Orientamenti educativi in famiglia



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Bisogna essere maturi per sposarsi?
Cinque elementi per valutare la propria

MATURITÀ

(d.S.O.)


Siamo soliti dire che per sposarsi bisogna essersi maturi. Allora provo a mettere insieme qualche idea, cercando di precisare questo concetto di maturità. E lo faccio prendendola un po' alla lontana, un testo della scrittura dove proprio si mette come meta questo come meta. Anticipo la frase centrale:

13finché arriviamo tutti all`unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo.

Il testo è preso dal capitolo 4 della Lettera agli Efesini ed è l'inizio della seconda parte di questa lettera, cioè della parte esortativa, dove Paolo invita i cristiani a vivere in maniera degna della loro vocazione.
Ciascuno ha una vocazione particolare, secondo questa chiamata di Dio.
E dice così Paolo:
1Vi esorto dunque io, il prigioniero nel Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, 2con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, 3cercando di conservare l`unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. 4Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; 5un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. 6Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti. 7A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. 8Per questo sta scritto:

Ascendendo in cielo ha portato con sé prigionieri,
ha distribuito doni agli uomini.

9Ma che significa la parola "ascese", se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? 10Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per riempire tutte le cose. 11É lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, 12per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo, 13finché arriviamo tutti all`unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo. 14Questo affinchè non siamo più come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l`inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell`errore. 15Al contrario, vivendo secondo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo, 16dal quale tutto il corpo, ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l`energia propria di ogni membro, riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità.

Questo è il testo da cui ho preso solo un paio di spunti. Anzitutto l'inizio:
1Vi esorto dunque io, il prigioniero nel Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto,

Questo esordio farebbe aspettare delle indicazioni altisonanti: cosa vuol dire vivere in maniera degna della vocazione del matrimonio che avete fatto. Mentre le indicazioni sono molto terra terra.
2con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, 3cercando di conservare l`unità...

che sono indicazioni, davvero, apparentemente minimaliste ma, secondo me, non solo sono le più preziose, ma che ci dicono come le grandi cose si fanno con i piedi per terra: ciò vuol dire "con ogni umiltà" cioè senza alcuna presunzione.

"Con ogni ... mansuetudine" È vero che scopre come occorra mansuetudine. Questa docilità che lascia che anche l'altro faccia...

"...e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore". Amo molto questo verbo perché a me sembra la vera espressione della forza:
quando uno dice: "non ti sopporto più!" vuol dire che è debole debole, che è sfinito, ed il sopportare è tipicamente il verbo di chi è grande.

Sopportare l'altro vuol dire essere più grande dell'altro, ed essere capaci di dargli una mano e sollevarlo.
sopportandovi a vicenda con amore, 3cercando di conservare l`unità dello spirito

C'è questa unità che ha una dimensione in origine interiore che è l'unità dello spirito "per mezzo del vincolo della pace".
Anche questo è per me straordinario, il fatto che tu sia pacifica e sia riposante la convivenza.

E la seconda indicazione è proprio questa idea di maturità che Paolo esplicitamente mette come meta a cui tende tutto.
È un discorso abbastanza articolato ... Ma affinché arrivino tutti all'unità della Fede e alla conoscenza del Figlio allo stato di Uomo perfetto. Nella misura che conviene alla piena nmaturità in Cristo.
Quindi noi dobbiamo tendere a questo grande ideale.

Oggi si parla di realizzazione di sé, qui si usa questa parola: maturità. Sono andato a controllare il testo originale greco e parla di una pienezza, non parla di maturità come pensiamo noi.
Tuttavia le riflessioni che vorrei farvi sono proprio a partire dall'immagine anche fisica della maturità da cui viene questa idea, tanto comune quanto imprecisa.
Mi piacerebbe una volta o l'altra parlare del concetto giuridico di maturità, perchè nei casi di nullità matrimoniale la nullità per grave immaturità è una delle cause oggi molto ricorrente, ed è lnteressante che da millenni anche la teologia morale ed il Diritto Canonico abbiano elaborato alcuni perametri.
Io sono rimasto colpitissimo da una frase di San Tommaso che dice che per sposarsi occorre una maturità più grande di quella necessaria per fare un peccato mortale; perchè dice che per compiere il peccato mortale è sufficiente la consapevolezza del presente,invece nel matrimonio è in gioco anche il futuro.
Per cui devi avere una capacità di discernimento e di coinvolgimento personale non solo relativo al presente ma anche al futuro.
Questo ha innescato delle considerazioni estremamente interessanti e anche rigorose elaborando anche uno studio su quello che la psicologia razionale chiama le dinamiche che nell'animo umano portano a formulare un consenso adeguato.
Quando noi parliamo di psicologia generalmente la intendiamo in senso freudiano, psicoanalitico e siamo interessati più ad aspetti patologici tanto da trasurare aspetti morfologici, fisiologici e non sappiamo più cosa dire,...una serie di considerazioni.Ma mi piace proprio parlare di maturità in riferimento a questa immagine del frutto maturo. Cioè anche noi diventiamo maturi quando, analogamente, ci stacchiamo dalla pianta per essere mangiati e per diventare nuovo seme.
Quindi la maturità propriamente è questa capacità di autonomia di chi dona sè stesso, si lascia mangiare e di chi è capace di mettere in moto il ciclo riproduttivo.
Allora a partire da questa analogia, mi sembra si debba mettere in conto, ma a mo' di premessa, tanti fattori che sono analoghi nalla parabola del seminatore, molto interessante a tutte le considerazioni sulla questione se il terreno fertile, la stagione propizia, i parassiti che in qualche modo sono il retroterra della vicenda personale di ciascuno di noi.
E se questo è un elemento da tenere in considerazione, tenendo sempre in considerazione la variabilità di questo intreccio legato e alla natura e alla libertà e alla grazia e alla provvidenza, in ogni caso mi sembra di poter dire che per giungere alla maturità occorre un processo educativo che qui Paolo sottolinea due volte nell'idea di crescere e nell'idea di edificare.

Mi sembra che maturità non possa mai essre presa come una nozione statica,ma è una nozione dinamica ed evolutiva, comunque proporzionata alle varie fasi che uno sta attraversando ed alle varie età ... e che però ha una meta.
Certo non siamo mai maturi del tutto ma questo non può essere una scusa per dire che non si è mai responsabili delle proprie azioni, non si è mai in grado di donarsi.

Allora come si può delineare questa dinamica evolutiva? Direi, descrivendo un ordine nella crescita e nelle fasi della crescita che per tanti aspetti sono molto simili a quelle indicate la volta scorsa, quando ho parlato di morale sessuale ed ho presentato alcune indicazioni a partire proprio dall'ordine naturale della sessualità, indicando alcune fasi nell'evoluzione della persona dal bambino fino all'età della maturità, collocando attorno a cique tappe - come sono abituato a focalizzare - delle indicazioni che considero abbastanza precise.

Ho cercato di riprendere le stesse fasi per provare a dire quale è questo itinerario che porta alla maturità.
  1. E parto dall'idea di mettere a fuoco la necessità di una relazione positiva con il retroterra, con la famiglia di origine.
    Uno comincia a diventare maturo. Comunque è elemento necessario alla maturità.
    È questa capacità di distacco per una autonomia intellettuale, professionale, con una autonomia, che non è mancanza di riconoscenza ma è riconoscenza critica: è la capacità di accogliere tutto il bene ricevuto prendendone però le distanze.
    E questo mi sembra si debba allargare a tutto il retroterra. È la capacità di assunzione personale dell'educazione ricevuta, della fede che è stata trasmessa ma anche delle tradizioni culturali ed ideologiche ricevute nell'infanzia e nella [puerizia?]
    Quindi metterei come primo componente questa capacità di autonomia che sia insieme riconoscenza e critica.

  2. Un secondo momento è quello della capacità di rapporto paritario con gli amici, ma anche con i colleghi, cioè una capacità di relazione paritaria collaborativa in cui si esprime la fedeltà e la simpatia, cioè la capacità di una permanenza anche empaticamente solitaria.
    Ed è in questa capacità di rapporto che emerge la capacità della gratuità, il riconoscimento che l'altro ha un valore che supera ogni altro valore. E legherei a questo la capacità anche di gestire i soldi, cioè la capacità di considerare i valori, cogliendo il valore della gratuità ed il valore della persona come prioritario rispetto a tutti gli altri.
    Mi sembra che sia proprio in questa fase che ha molta rilevanza propria il modo di lavorare ed il modo di gestire i soldi.
    Per cui penso anche parlando ai fidanzati bisogna dire di mettere al posto giusto il rapporto con famiglie di origine, ma anche il lavoro.

  3. La terza componente è quello della capacità di una relazione positiva con l'altro. L'altro in tutti i significati: certamente con l'altro sesso, ma anche con l'altro dal punto di vista fisiologico, politico, religioso, culturale e questo richiede il possesso di una serena identità personale che è capace di rapportarsi con il nuovo, con una capacità di dialogo, che affronta positivamente la vita, che non è spaventato, ma a partire da questa identità personale serenamente posseduta, ha questo approccio positivo con l'altro.

  4. Un quarto elemento è la relazione diretta interpersonale con il partner che richiede una capacità di metter totalmente in gioco se stesso: non solo una apertura al dialogo così, ma un coinvolgimento impegnativo, anche finanziario - per così dire -, con la capacità di affrontare e di non rimandare ma neppure di assolutizzare i problemi: i problemi ci sono, bisogna affrontarli ma non bisogna lasciarsi spaventare e quindi direi proprio una relazione riposante e creativa che gioisca per la presenza dell'altro in ogni situazione; qualunque situazione si affronti, la presenza dell'altro è una presenza gioiosa, rasserenante.
    Quando si dice "ma preferisco esserci da solo perché tu ..." vuol dire che qualcosa nel loro rapporto non funziona.

  5. E l'ultima indicazione è quella della relazione, come tutto il mondo succede: l'impegno educativo, l'impegno sociale e politico è la verifica della raggiunta maturità, cioè quando io posso essere motivo..., quando io vedo la mia realizzazione nel donarmi agli altri.
    Mi sembra che questo sia.
    È questo il momento in cui si concepisce la realizzazione di sé non come affermazione del proprio individualismo ma la più grande valorizzazione dell'altro che riesci ad educare - per esempio-, a servire, ad edificare in senso sociale e politico una unità - qui penso alla coppia - che non chiude ma che accoglie progressivamente l'altro in tutto quell'universo che l'altro è.
    Accettare l'altro è accogliere la sua famiglia, e con la sua famiglia accogliere i suoi progetti, e in questi accogliere anche i suoi problemi [...] e aiutare insieme e risolverli insieme.

    E mi sembra una continuazione, anche di questa fase matura, anche la capacità di discernere tra i mezzi ed i fini; e trattare la persona sempre come fine e mai come mezzo; e tenere ben distinte le cose dalle persone.


Ecco questi mi sembrano alcuni componenti che naturalmente accompagnano la crescita anche nell'età.

Ovviamente il rapporto con la famiglia di origine dice il rapporto fondamentale che c'è con la madre, da cui bisogna staccarsi non per disinteressarsene, ma perchè proprio è la premessa per ogni altra crescita.

Così la relazione paritaria è l'espressione di quella fase legata soprattutto all'infanzia, dell'amicizia fra coetanei. Questa componente matura nella capacità di rapporto paritario e collaborativo in tutte le età.

E così l'adolescenza è la pubertà che si apre a questa novità che è la scoperta delle trasformazioni del proprio corpo. La scoperta dell'altro sesso diventa questa capacità di dialogo, di incontro con il nuovo, che è una caratteristica matura di tutta la persona.

Così la relazione con il partner non è solo una relazione con il partner sessuale, ma è una relazione con qualunque partner che uno abbia, che si matura nell'incontro di coppia ma che richiede questa maturazione. E così l'impegno educativo corrisponde, anche sotto il profilo professionale e culturale, a questa capacità di aver acquisito tutte le competenze necessarie per poi mettersi davvero al servizio completamente; ed è questo il momento in cui dico che ha senso pieno il matrimonio, in questa capacità di realizzare se stesso donando e mettendo questo dono della comunione raggiunta soprattutto al servizio dei piccoli.

Con questa sopportazione così che possa sempre iniziare un nuovo ciclo produttivo e dar vita ad una nuova vita, a delle nuove persone.


don Stefano Ottani
(Testo deregistrato da S.Z. & V.N., NON rivisto dall'autore)

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Pagina pubblicata il 26 gennaio 2002