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Famiglia Insieme
PER-CORSO DI PREPARAZIONE AL MATRIMONIO

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10.11.2001

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Il brano commentato

Ultime esortazioni

1 Perseverate nell`amore fraterno. 2Non dimenticate l`ospitalità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo. 3Ricordatevi dei carcerati, come se foste loro compagni di carcere, e di quelli che sono maltrattati, in quanto anche voi siete in un corpo mortale. 4Il matrimonio sia rispettato da tutti e il talamo sia senza macchia. I fornicatori e gli adùlteri saranno giudicati da Dio. 5La vostra condotta sia senza avarizia; accontentatevi di quello che avete, perché Dio stesso ha detto: Non ti lascerò e non ti abbandonerò. 6Così possiamo dire con fiducia:
Il Signore è il mio aiuto, non temerò.
Che mi potrà fare l`uomo?

7Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunziato la parola di Dio; considerando attentamente l`esito del loro tenore di vita, imitatene la fede. 8 Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre! 9Non lasciatevi sviare da dottrine varie e peregrine, perché è bene che il cuore venga rinsaldato per mezzo della grazia, non di cibi che non hanno mai recato giovamento a coloro che ne usarono. 10Noi abbiamo un altare del quale non hanno alcun diritto di mangiare quelli che sono al servizio del Tabernacolo. 11Infatti i corpi degli animali, il cui sangue per l`espiazione del peccato vien portato nel santuario dal sommo sacerdote, vengono bruciati fuori dell`accampamento. 12Perciò anche Gesù, per santificare il popolo con il proprio sangue, patì fuori della porta della città. 13Usciamo dunque verso di lui fuori dell`accampamento, portando il suo obbrobrio, 14perché non abbiamo quaggiù una città stabile, ma andiamo in cerca di quella futura. 15Per mezzo di lui dunque offriamo a Dio continuamente un sacrificio di lode, cioè il frutto di labbra che confessano il suo nome. 16Non dimenticatevi della beneficenza e di far parte dei vostri beni agli altri, perché di tali sacrifici si compiace il Signore.

Obbedienza alle guide spirituali

17Obbedite ai vostri capi e state loro sottomessi, perché essi vegliano per vostre anime, come chi ha da renderne conto; obbedite, perché facciano questo con gioia e non gemendo: ciò non sarebbe vantaggioso per voi. 18Pregate per noi, poiché crediamo di avere una buona coscienza, volendo comportarci bene in tutto. 19Con maggiore insistenza poi vi esorto a farlo, perché io vi sia restituito al più presto.

Voti, notizie, saluti

20Il Dio della pace che ha fatto tornare dai morti il Pastore grande delle pecore, in virtù del sangue di un`alleanza eterna, il Signore nostro Gesù, 21vi renda perfetti in ogni bene, perché possiate compiere la sua volontà, operando in voi ciò che è gradito a lui per mezzo di Gesù Cristo, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen. 22Ve lo raccomando, fratelli: accogliete questa parola di esortazione; proprio per questo vi ho scritto brevemente. 23Sappiate che il nostro fratello Timòteo è stato messo in libertà; se arriva presto, vi vedrò insieme con lui. 24Salutate tutti i vostri capi e tutti i santi. Vi salutano quelli d`Italia. La grazia sia con tutti voi.

Ebrei 13,1-22


Testi tratti
dalla Bibbia CEI on line

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PRATICANO L'OSPITALITÀ

ULTIME RACCOMANDAZIONI

(Eb 13,1-22)

In questa lettera di san Paolo si parla di una comunità, di una famiglia nel rapporto con la società. Non è qualcosa di contrapposto a quello su cui abbiamo riflettuto negli incontri precedenti. In particolare proprio nell'ultimo incontro abbiamo parlato di "figli come dono" e quindi c'è stato un richiamo ad assumere un atteggiamento di accoglienza nei riguardi dei doni che il Signore ci manda come, sposi, come famiglia, ma anche di accoglienza di tante cose che possono non essere positive come noi ce le aspettiamo, quali possono essere il dolore, la sofferenza, la malattia.

Qui si dice di non dimenticare l'ospitalità, la cui pratica è poi sottolineata dal passo degli Atti degli Apostoli, riportato più avanti nella guida relativa ad una coppia di sposi appunto, Aquila e Priscilla.
Praticate l'ospitalità come accoglienza vuol dire intanto nei riguardi dei figli essere in atteggiamento proprio di altruismo, di fare ciò che è per il loro bene: i figli non come diritto, accogliere i figli sia della nostra carne sia che siano adottivi o amici dei figli, delle persone che potremmo incontrare; accoglierli nella nostra vita per dare loro amore per quello che sono come persone.
Accoglienza quindi delle persone che ci sono prossime, che fanno parte del nostro nucleo familiare ma ospitalità anche nei confronti della società in generale. Non penso che sia necessario prendere questo invito alla lettera nel senso di dovere fare pranzi e cene per tutti quelli che passano davanti a casa nostra o invitarli ed accoglierli a dormire: essere ospitali, essere accoglienti significa recepire, fare entrare nella famiglia i problemi della società, significa non considerarsi un nucleo chiuso che si oppone a tutto quello che è fuori.
Voi siete in una situazione in cui forse è più facile comprendere quanto abbiamo detto negli incontri precedenti, comprendere il significato dell'amore nuziale, ma siate in una situazione in cui questa apertura all'esterno, ora come ora, forse sembra superflua.
L'amore che vi lega e la volontà di "fare casa insieme" può significare anche un volersi ritrarre dall'ambiente esterno, pensare alla casa come a un rifugio dalle brutture, dalle difficoltà, dall'anonimato che in qualche modo circonda la comunità familiare. Ora è vero che la casa e la comunità familiare sono in qualche modo un rifugio, una comunità che ci dà nutrimento perché è governata dall'amore, dalla gratuità, dal riconoscimento dell'altro come persona; ma questo non deve essere visto in opposizione a tutto quello che c'è fuori.

La casa dovrebbe essere racchiusa come da una membrana osmotica aperta ad accogliere i bisogni di quanti sono fuori e nello stesso tempo disponibile a far uscire verso l'esterno l'amore che c'è dentro. È molto bella e poetica l'indicazione che ci richiama il racconto delle Querce di Mamre:

2Non dimenticate l'ospitalità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo.
Praticare l'ospitalità, essere disponibili verso gli altri, essere attenti a chi soffre, a chi ha meno di noi può davvero essere un dono che riceviamo; l'accogliere gli altri verso i quali magari riteniamo di essere creditori ed accorgersi poi che invece che siamo noi ad avere da essi.
Gli angeli non sono i bei putti dipinti nei quadri con le ali, magari paffutelli, sono invece i messaggeri, sono quelli che portano una notizia, portano un dono.
Allora accogliere, essere in questa posizione di disponibilità, di testimonianza del nostro amore, essere così pieni di amore nella famiglia da poterlo anche comunicare agli altri si rivela alla fine un dono: siamo noi che riceviamo dalle persone che abbiamo ospitato, dai problemi di cui ci siamo fatti in qualche modo carico dei doni, un arricchimento.

La famiglia che state formando non sarà soltanto l'unione di due persone ma sarà anche la cellula fondamentale della società: sposandovi fate non solo un patto tra di voi ma anche un patto sociale: nei confronti della società vi costituite come un soggetto nuovo fatto non soltanto da due individui, dalla somma di due individui ma un soggetto sociale speciale, base della società.
La famiglia nella società contemporanea risente dei problemi, dei disagi, del modo in cui si è formata la società attuale: i ritmi di vita, il lavoro, il modo di abitare sono tutti aspetti che possono anche minare l'armonia della famiglia.
Quando si dice che la famiglia è la prima cellula della società qualcuno potrebbe pensare che ci sia una certa simmetria tra la famiglia e la società nel senso che in piccolo la famiglia sia la società.
In realtà, se non vogliamo essere idealisti, noi sappiamo che i legami, le relazioni che esistono in una famiglia non soltanto non li ritroviamo nella società ma forse sono difficilmente proponibili su una scala ampia come la società.
Noi sappiamo che nella famiglia esistono legami di amore, di gratuità; la famiglia è il luogo in cui le persone non sono più anonime, in cui ciascuno è amato per quello che è non per quello che ha o per quello che produce; nella società c'è la necessità di considerare anche l'apporto che ciascuna di essa dà nel complesso sociale, nella famiglia c'è questo grandissimo dono del poter considerare le persone per il loro valore, c'è questa gratuità ed irripetibilità di ciascuno.
Ora però dobbiamo fare in modo che le distorsioni, i disagi, le difficoltà, i modi di pensare che nella società sono così a volte contrapposti al modello familiare che ci propongono queste letture ci spingano a partecipare, se non alla risoluzione effettiva ma al tentativo di intervento e di soluzione dei grandi e piccoli problemi sociali.

L'invito che ci perviene da queste letture è quello di partecipare alla vita della società facendosi assertori dei diritti della famiglia come diritti che non devono essere scalfiti, quali il diritto all'educazione dei figli, al lavoro per la donna che intende svolgere un ruolo al di fuori della famiglia; vuol dire dunque avere una famiglia soggetto portatore di diritti e di doveri.
È dunque necessario che la famiglia abbia una casa come spazio dove si riconosca, si ritrovi, ma uno spazio aperto all'esterno in senso fisico ma in senso simbolico.

Certamente con le nostre sole forze il rischio di non giungere alla meta è molto alto ed allora affidiamo alla preghiera le nostre fragilità e chiediamo al Signore la forza di realizzare il suo progetto con le parole dell'apostolo dei lebbrosi.



(A cura di G.M.)

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Pagina pubblicata il 10 novembre 2001