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d. Angelo TreccaniGiobbe il grande impazienteIntroduzione al Libro di Giobbe
Due parole di introduzione sul personaggio che cercheremo di incontrare nelle prossime giornate: Giobbe, “Giobbe il grande impaziente”; solo due parole per metterci in contatto con questo personaggio.
Giobbe è un uomo retto, religioso e ricco. In breve tempo è privato dei beni, dei figlie e della salute: di fronte allo sfacelo della sua vita egli continua a benedire il Signore. Dopo un certo tempo di questa impazienza Giobbe viene reintegrato nella sua situazione primitiva.
Il Libro di Giobbe è un libro provocatorio: il personaggio non è adatto ai conformisti. È difficile, anzi impossibile, ascoltare la lettura di questo libro senza sentirci interpellati; è difficile comprenderlo se non si prende posizione: è un libro che ci costringerà a sbilanciarci.
Attraverso una serie di dialoghi, da un Dio conosciuto e perfino inquadrato e incasellato in un certo schema, scaturisce l’immagine di un Dio che è imprevedibile, difficile e qualche volta misterioso.
L’Autore ha il coraggio di rigettare vecchi schemi, esplorando in profondità il vero volto di Dio.
Se vi ricordate, nel Libro della Genesi si dice che Dio ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza. Penso che l’uomo abbia ripagato questa affermazione, questa idea di Dio, perché molto facilmente l’uomo si costruisce una divinità a proprio uso e consumo … “a sua immagine e somiglianza”.
Il Dio di fronte al quale noi tante volte ci mettiamo in preghiera o al quale ci rivolgiamo nei momenti di difficoltà, è davvero quello che emerge dalla lettura della Bibbia? È quello che ci propone Giobbe o è una caricatura di Dio che ci siamo costruiti con la nostra fantasia?
La nostra conoscenza di Dio, dell’uomo e della loro necessaria relazione deve cambiare e crescere e questo personaggio dovrebbe aiutarci a farci fare proprio questo passo.
Giobbe è l’immagine di colui che è privato e provato. L’amore passa dalla gratuità alla gratificazione, e lo vedremo nei prossimi giorni.
È un libro che è un capolavoro letterario, è studiato molto da persone anche indipendentemente dalla cultura biblica, fa parte della corrente sapienziale e ci ricorda che la saggezza può essere una virtù umana.
Molti saggi orientali hanno detto delle cose interessanti. La Sapienza è una cosa diversa. Sapienza, da sàpere, vuol dire dare sapore. Forse vi ricordate che prima della riforma conciliare, nella liturgia del battesimo c’era ad un certo punto un pizzico di sale che si metteva sulla bocca del bambino, il quale poveretto non gradiva troppo questo sapore [… e questo gesto stava ad indicare il dono della Sapienza]. La Sapienza è una realtà profondamente divina; è un dono dello Spirito Santo perché vuol dire essere in grado di dare sapore alla propria vita ed anche alla vita di altri.
Incontreremo anche il tema della sofferenza e secondo la visione di Giobbe saremo anche noi chiamati a sbilanciarci per riuscire – se sarà possibile – a trovare anche la possibilità di capire che anche nella sofferenza l’uomo, secondo l’esempio di Giobbe, deve essere in grado di lodare il Signore.
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