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Incontro con Elsa BelottiGiobbe e le nostre sofferenze
9. BRAVI BAMBINI
Oppure, un altro atteggiamento è quello di giocare al "poverino me", di ascoltare soltanto me, senza interrogare la realtà.
E anche Giobbe fa così, perché Giobbe fa parecchi passaggi anche normali, come facciamo tutti noi.
Perché Giobbe che cosa fa?
Invece di cambiare il suo modo di vedere le cose, questo è l'obiettivo, la strada che ci insegna Giobbe, perché Giobbe è ciascuno di noi, ma ci insegna la strada.
Giobbe passa dal bambino, che si sente punito - "Poverino me!"-, arriva all'adulto che dice: "È toccato a me". E solo quando diventa adulto lui ha di nuovo ciò che aveva perso ed anche di più: riha la moglie, i figli, le ricchezze... ma non perché Dio gliele ha ridate ma perché lui ha riconosciuto a se stesso la possibilità di riavere il tutto, maggiorato fra l'altro, perché ha fatto un cammino ed è diventato adulto, e nell'essere adulti si ottiene anche quella che chiamiamo adesso felicità (usiamo questo termine ancora per un po').
Però ha dovuto fare tutto quel passaggio di sofferenza per capire queste cose, per cambiare lui, mica per cambiare la realtà, mica per cambiare Dio.
Perché Giobbe cade nella tentazione in cui cadiamo tutti noi: "Perché Dio mi fa questo, proprio a me? Perché proprio a me?"[rif biblia]
Non ti chiedo di cambiare per me, sono io che devo cambiare il modo di vedere Dio: questo è il cammino di Giobbe.
Quindi anche Giobbe interroga Dio e dice: "Verrai giù! Ti chiamo in giudizio, Dio! Vieni giù a giustificare il tuo comportamento che hai con me, [..?]"
E anche il pensare che ci sarà sempre una spiegazione alla sofferenza:
"Voglio almeno capire perché ho questa sofferenza qua."
Dicendo così facciamo una domanda legittima del tutto razionale, ma scappiamo dalla dimensione del mistero che c'e in tutte le sofferenze umane.
C'e una dimensione, una parte di mistero che nessuno riuscirà mai a capire, a meno che facciamo un cammino spirituale.
Senza un cammino spirituale personale nessuno di noi riuscirà mai a cogliere il mistero che c'è nella sofferenza.
Vi dicevo ieri che non esiste la risposta totalmente esauriente alla domanda "Perché c'è il male, perché c'è il bene?", ma riusciamo a cogliere la luce che ci può essere in una sofferenza solo attraverso un cammino spirituale. Allora cogliamo il mistero, altrimenti diventiamo come l'ubriaco, facciamo tutti questi passaggi.
Qui torniamo comunque a Giobbe.
Adesso capiamo che Giobbe è impaziente.
Stiamo imparando che all'inizio Giobbe non è poi tanto paziente.
Per tutta la sua vita, fino al momento della sofferenza, Giobbe è stato il bravo bambino.
Prendiamo Giobbe dall'Infanzia e vediamo come era fino alla maturità.
Giobbe è un bravo bambino, tanto è vero che se leggete [rif biblia] le prima pagine del Libro di Giobbe c'è scritto che faceva i sacrifici per se per i suoi figli, perché le cose andassero sempre bene. Era il bravo bambino perché diceva le preghierine mattino e sera, perché se non diciamo le preghierine ci sentiamo cattivi bambini che posso essere puniti: questo è il rapporto che abbiamo con Dio... sono stata brava, sono stata a Messa, sono onesta, non ho mai offeso nessuno... questa è la nostra legalità o legalismo, questa è la tentazione della Legge.
La grandezza di san Paolo qual è? Quella di aver detto: guardate che oltre la Legge c'è la Fede, c'è l'Amore. Questa è la grandezza di san Paolo. Ha impostato la Chiesa su questa affermazione...
Allora Giobbe è impaziente, fa il bravo bambino, e per essere bravo, fa di tutto; per tenersi buono Dio, fa di tutto: fa' i sacrifici, fa il bravo, osserva le Leggi, anzi fa l'elenco di tutte le cose che lui ha fatto per essere bravo. [rif biblia]
Quindi il bravo bambino che ha paura ed è tanto ligio al dovere [...?] anche al rapporto con Dio che proprio non gli è scappato niente: è talmente bravo ... Ecco perché si rifiuta di accettare la sofferenza.
Dice: "Ma come? Sono stato così bravo ed ho sofferenze lo stesso? Non posso accettare questa cosa qui!".
È il bravo bambino che dice: "Tu papà non puoi punirmi perché sono stato troppo bramo."
Quindi è un bravo bambino: ha fatto di tutto per essere bravo, ha fatto di tutto per essere amato, ha fatto di tutto per essere "a posto", ha fatto di tutto per pareggiare i conti con Dio, come se con Dio potessimo pareggiare i conti. Cioè dice:"Dio, siamo sullo stesso piano: io ho fatto la mia parte, adesso Tu fa la tua!"
Tira giù Dio a suo livello, questo è il peccato di Giobbe. Secondo la sua immaginetta, Dio dovrebbe comportarsi in un certo modo: "Perché non si comporta così? Allora è sbagliato Dio. È sbagliato Dio perché io fatto tutto giusto. Dio dovrebbe comportarsi così, perché non si comporta così?
Eppoi Giobbe si comporta così per paura della sua aggressività.
Perché cosa succede se uno esplode e tira fuori la sua aggressività? Ah certo si sente molto meglio perché ha tirato fuori la sua aggressività, però non ci si può fermare li. Sta bene uno che si è espresso, che ha tirato fuori quello che provava. Certo, però poi c'è un gradino superiore: adesso quello che ho espresso ... "va bene, mi sono sfogato, mi sono liberato!" Ma adesso lo deve prendere in mano e vedere cosa c'è dietro, sennò uno si sfoga e chiuso, e la volta prossima si sfoga di nuovo ma non costruisce mai niente. Ci si libera, ma non si costruisce.
Giobbe comunque aveva paura della sua aggressività, della sua rabbia: ecco perché faceva tanto il bravo. Quindi le persone che fanno tanti i bravi o le brave, sono persone che nascondono la propria aggressività, oppure la esprimono in tanti altri modi: in questo momento io sto esprimendo la mia aggressività, altrimenti non parlerei così. Io la sublimo in questo modo.
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