Centro di Documentazione G.P.DORE | | 24 dicembre 2000 Cominciamo oggi la presentazione di alcune delle aggregazioni che aderiscono al Comitato regionale per i diritti della famiglia ASSOCIAZIONI FAMILIARI, UN IDENTIKIT Progetto famiglia e Centro Dore: formazione, cultura, impegno sociale
di Paolo Zuffada |
| | Sono 19 le associazioni familiari aderenti al Comitato regionale per i diritti della famiglia. Ai rappresentanti di alcuni di esse abbiamo chiesto di tracciaci l'identikit della propria associazione ed un bilancio della sua attività; oggi presentiamo le prime due. "Progetto Famiglia - afferma il responsabile Piero Malpezzi - è un movimento per i diritti della famiglia nato a Bologna undici anni fa, che si occupa di fare formazione e informazione "a 360°": a livello delle famiglie anzitutto, ma anche delle istituzioni. il che si traduce soprattutto in iniziative di carattere culturale, ma anche, quando ci viene richiesto, in consulenze e pareri. Tra gli appuntamenti di carattere culturale e con valenza sociale da noi promossi si possono citare gli "Incontri di famiglia", giornate di aggregazione in cui si inserisce uno spazio dedicato all'"incontro con l'autore", in genere un esperto di problematiche emergenti che coinvolgono l'ambito familiare".
Si è parlato recentemente di scarsa sensibilità del mondo politico ai problemi della famiglia. Qual'è la sua opinione? Il mondo politico tende ad affrontare i problemi solo quando raggiungono uno stato di emergenza e si occupa molto meno della gestione della normalità, quindi anche dei problemi che le famiglie devono, nella normalità, risolvere. La sensibilità nei confronti della famiglia però è indubbiamente cresciuta. Anche se ancora essa non rappresenta il centro, ad esempio, degli interventi di Welfare che sono spesso effettuati "per categorie" e che in realtà vanno contro la famiglia.
Come si può rendere più incisiva l'azione delle associazioni familiari? Non occorrono gesti eclatanti per aumentare la nostra visibilità. Il fatto che si sia trovato nel Comitato uno strumento forte di aggregazione è di per se positivo. fine a dieci anni fa ogni associazione coltivava il proprio "orticello", ritenendo forse di essere autosufficiente, poi si è capito che era indispensabile unirsi. In questo modo le associazioni si sono fatte più incisive nei confronti dell'interlocutore politico.
L'attività del Centro G.P. Dore "si muove su due filoni - afferma il presidente Pierpaolo Ridolfi - quello nella società civile e quello preponderante, a livello ecclesiale. Le nostre finalità sono di tipo formativo e culturale. L'impegno a livello sociale è particolarmente alla "Scuola genitori", nella quale collaboriamo anche col Comune, i Quartieri ed alcune scuole a Bologna ed in altre città. A livello di rapporti con le famiglie organizziamo corsi ed effettuiamo consulenze, soprattutto per prevenire le situazionio di disagio. Per quanto riguarda l'impegno ecclesiale, vi è un aspetto formativo che riguarda i campi scuola gestiti autonomamente dal Centro (normalmente tree all'anno per trenta-quarante coppie) e poi un supporto che forniamo all'Ufficio Pastorale Famiglie diocesano nei corsi di formazione per fidanzati, molti dei quali infatti sono sostenuti ed animati da iscritti del Centro. Infine esiste, come servizio culturale e sociale, la nostra biblioteca specializzata, con 4.000 volumi su argomenti sia di teologia che di studi sociali sulla famiglia. Pensa che le associazioni familiari siano in crisi? Dipende dalle attese che si hanno. Bisogna dire anzitutto che le associazioni si affidano esclusivamente al volontariato e che se questo è un vantaggio dal punto di vista dell'entusiasmo, certo determina a volte carenze organizzative e tempi più lunghi. Lo spazio di azione c'è, a volta sembra che manchi la spinta, perché non esiste una struttura definita. Ma questo è positivo, perché se è vero che le famiglie, dovendosi autogestire, devono farsi carico di tempi e fatiche, sono però sicuramente più libere. Il Dore non è in crisi se per crisi si intende aver ripensamenti. Certamente la mancanza del nostro fondatore, monsignor Fregni, si fa sentire a livello di quantità e di qualità. Non c'è quindi mancanza di visibilità... Io penso che visibilità significhi che noi nel nostro piccolo operiamo, e che se lo facciamo in modo serio questo ci viene riconosciuto. Però no bisogna avere fretta e continuare nella propria azione culturale, perché gli attaggiamenti certo non cambiano nel breve periodo. |
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| | TACCUINO del 30 luglio 2000 Da ottobre l'iniziativa
"Progetto coppia" |
| Il Consultorio familiare bolognese, a
partire da ottobre, offre la ventisettesima edizione del
"Progetto coppia", un programma di informazione
e formazione per chi vive un'esperienza di coppia
(fidanzati e sposi) e per chi se la propone. Il corso
costituito da dieci incontri, è pensato in risposta agli
ostacoli ed ai problemi che oggi mettono in crisi la
relazione tra due persone.
L'esperienza nasce direttamente dall'esperienza
consultoriale: tra i vari problemi che emergono dai
colloqui fatti dagli operatori (circa 2.300 ogni anno) il
90 per cento riguarda la vita di coppia; un problema
normalmente causato da un fidanzamento solo
apparentemente, nel quale è mancato un vero cammino di
preparazione alla vita matrimoniale.
La parola fidanzamento oggi non si usa più, così
anche il suo contenuto è diventato obsoleto.
Manca un programma, manca un dialogo ed una profonda
conoscenza reciproca per potere fare una scelta così
importante.
Per poter vivere una serena ed armoniosa vita
coniugale, è necessario gettare basi solide costituite
dalle affinità, dalle complementarietà e dalla
reciprocità che, come diceva il professor Giuseppe
Cesari, sono i tre pilastri dell'amore.
Per informazioni ed
iscrizioni al corso: Consultorio familiare bolognese, via
Irma Bandiera 22; tel. 0516145487.
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| 23 luglio 2000 Due coniugi che vi hanno partecipato tracciano un bilancio dell'incontro regionale di pastorale familiare
Famiglia, presenza nel mondo
Nel "giorno del
Signore" il modello per umanizzare il tempo
di Tiziano e Paola Taddia
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| Nell'incontro regionale per operatori di
pastorale familiare dell'Emilia Romagna che si è tenuto
a Marola dal 13 al 16 luglio, nel centro di spiritualità
della diocesi di Reggio Emilia, le famiglie sono state
convocate ad una festa: "Venite alla festa" era
infatti il titolo dell'incontro. Dalla Riflessione
sulla celebrazione del giorno del Signore, si è passati
a considerare l'equilòibrio fra festa e lavoro e quindi
fra lavoro e denaro. Agli interventi di padre Luciano Manicardi, monaco
della comunità di Bose, Carlo Carozzo, direttore della
rivista "Il Gallo", e Stefano Zamagni,
professore di Economia Politica all'Università di
Bologna, si sono alternati momenti di preghiera, di
ascolto e di meditazione in coppia della Parola di Dio,
di confronto fra le famiglie ed i presbiteri presenti.
C'è stato entusiasmo, paertecipazione vivace,
desiderio autentico di approfondire i temi proposti. Nel
corso degli incontri si è insistito sul fatto che la
famiglia cristiana è "...rivelazione ed attuazione
specifica della comunione ecclesiale..." (Familiaris
Consortio, n° 21): una realtà "nel mondo ma
non del mondo", non diversa dalle altree con esse
viva, chiamata a condividere ad amare l'esistenza nella
molteplicità dei suoi aspetti, con la consapevolezza che
Gesù è il Signore dei giorni.
In questo contesto la celebrazione della festa nel
giorno del Signore è parte del necessario equilibrio fra
lavoro e riposo, tra desiderio di partecipare
operosamente alla cura del creato e la necessità di
fermarsi di tanto in tanto a contemplarlo in preghiera.
Il Giorno festivo diventa occasione in cui diventa
possibile fermarsi a pensare, ricordare il passato, far
memoria per vivere pienamente il presente, senza essere
continuamente proiettati verso ciò che verrà dopo. È
un modo per «umanizzare» il tempo e l'Eucarestia
domenicale crea identità, rende visibile la comunità,
riconoscibile a se stessa e agli altri.
Proprio nel rapporto tra famiglia e comunità si è
evidenziato un pinto nodale: la solidarietà e il
confronto si sentono obiettivi indispensabili (ma a volte
disattesi) per poter vivere non solo scelte radicali e
straordinarie, ma anche semplicemente scelte
responsabili, che nella quotidianità possano costruire
una comunità ecclesiale e sociale. Terreno privilegiato:
il lavoro, nel quale gran parte del nostro tempo si
spende. Esso però, se inteso come tempo rubato alle cose
vere, alle occupazioni che davvero ci piacciono (siano
queste divertimento alienante o servizio ecclesiale),
viene collocato in una dimensione fasulla, dove diventa
condanna e realtà insopportabile. Pertanto occorre
rivalutare il lavoro non solo come luogo di
produttività, ma come luogo di relazioni.
Il lavoro è anche fonte di reddito: ma l'attività
economica è male necessario o è essa stessa un valore?
La finanza, la politica sono cose deplorevoli? La
risposta è stata che la famiglia cristiana non può
restare estranea a queste realtà, ma proprio perchè
incarnata nella storia deve parteciparvi in prima
persona.
Purtroppo, come ha affermato il professor Zamagni, la
famiglia non è stata educata in questi anni, né in
ambito sociale, né in ambito ecclesiale ad essere vero
soggetto «politico», cioè a confrontarsi per proporre
in prima persona la soluzione ai problemi che vive
quotidianamente. Dall'attenzione responsabile nella
scelta dei consumi e degli investimenti, alla premura di
educare generazioni capaci di operare in una dimensione
politica e comunitaria, si apre un vasto campo di
progettualità e operatività pastorale in cui ci si può
«spendere», sicuri di essere fedeli alla radicalità
evangelica.
La speranza, ma anche la certezza, è che ora
l'ottimismo e la voglia di fare respirati in
questi giorni di convegno non vadano perduti e diano
frutti nella nostra attività pastorale.
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| 23 luglio 2000 L'economista Stefano Zamagni sui
compiti dell'istituto familiare nella nostra società
Il nuovo ruolo della famiglia
Reciprocità, consumo e
politica tra le aree di impegno
di Chiara Unguendoli |
| Tra i relatori dellincontro di
formazione per famiglie e operatori di pastorale
famigliare, organizzato dalla "Commissione regionale
famiglie", svoltosi nei giorni scorsi a Reggio
Emilia, era anche leconomista bolognese Stefano
Zamagni. Sui contenuti del suo intervento gli abbiamo
rivolto alcune domande. "Anzitutto è necessario
constatare un paradosso spiega Fino a poco
tempo fa la famiglia nel nostro Paese era considerata una
"cenerentola" per le politiche sociali. Da
alcuni anni cè invece stata una ripresa, dovuta a
una serie di cause, quali il calo demografico e la
riforma radicale del sistema di Welfare con
lassimilazione del principio di sussidiarietà.
Eppure di fronte a questa nuova situazione, nella quale
la società fa domanda alla famiglia di specifici
interventi, registriamo una impreparazione, da parte di
questultima, nel rispondere alle nuove istanze.
Forse a causa del lungo periodo di deresponsabilizzazione
vissuto. È ora di finire con i "piagnistei"
per i finanziamenti: dobbiamo riappropriarci dei ruoli
primari della famiglia nella società, e quindi si può
essere certi che i riconoscimenti non mancheranno, e
nemmeno le risorse economiche finanziare che la famiglia,
intesa come istituzione, deve poter gestire in maniera
autonoma e indipendente da ogni altro potere dello
Stato".
Quali sono le tematiche allora, sulle quali la
famiglia deve intervenire per tornare ad essere
"soggetto politico", centrale nella definizione
di un modello di società a dimensione duomo?
Sottolineerei quattro aree, non uniche ma principali.
La prima riguarda leducazione alla parità tra uomo
e donna. Uno degli handicap maggiori della nostra
società, non solo a livello economico ma soprattutto
sociale, è proprio questo aspetto, tanto decantato, ma
poco compreso. Si parla infatti di pari opportunità
senza implicare ad essa limpegno per una reale pari
capacità, dalla quale siamo ben lontani. Il luogo di
questa educazione dovrebbe infatti essere anzitutto la
famiglia, dove però si continua a discriminare tra
maschi e femmine: si insegnano alle ragazze alcune cose,
e ai maschi altre di diverso tipo.
E nellambito delleconomia?
È il secondo aspetto che desidererei trattare:
leducazione alla pratica della reciprocità. Noi
sappiamo che nelle nostre società il principio che
regola la sfera delle relazioni di mercato è il
profitto. È anche vero che questo tende però
disumanizzare, nel momento in cui tutti i rapporti
personali si riducono a questo scambio. Ciò che
garantisce lumanizzazione di una economia è invece
la copresenza del principio di reciprocità, che è
poi la traduzione sul piano laico della virtù teologale
della carità. Questo principio fa sì che io mi muovo
verso di te perché sei bisognoso, mentre tu, grato, ti
senti moralmente impegnato a contraccambiare. Si può
dire che è proprio questo il presupposto perché possa
decollare leconomia civile. Mentre non è
necessario educare alla logica del profitto, perché si
impara immediatamente, bisogna invece educare alla
reciprocità.
Uno degli aspetti socialmente più rilevanti è
quello del consumo
Un terzo aspetto che dovrebbe vedere coinvolta
attivamente la famiglia è leducazione al consumo
critico. In questo cè veramente da fare un
"salto di qualità" nella mentalità comune. A
differenza di una certa concezione del passato, dobbiamo
renderci conto che quando consumiamo facciamo infatti un
atto moralmente rilevante. Per esempio: se io compro
delle scarpe da tennis, e so che queste sono state
prodotte sfruttando dei bambini (come quelle della Nike
in passato), devo essere cosciente che divento
corresponsabile di una attività di sfruttamento. I
giovani oggi invece scaricano la responsabilità solo
nellattività di investimento, e vengono quindi
orientati a un uso poco cosciente della propria libertà
anche da adulti.
Qual è la quarta area di interesse cui prima
accennava?
Leducazione alla dimensione politica. Si
registra uno scollamento tra giovani e politica, e questo
è oggettivamente un male, perché la polita è
lattività umana che per eccellenza si dedica al
bene comune. Allora il punto diventa: come facciamo a
fare crescere allinterno di un progetto educativo
questa attenzione alla politica? Il rischio che corriamo
senza questa dimensione è lo smembramento della
società. In questo momento storico un intervento
fondamentale della famiglia sarebbe tornare ad educare i
giovani al senso del bene comune, cioè
allattenzione politica, facendo capire che ciascuno
di noi non è unisola, ma è responsabile nei
confronti degli altri. |
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| 23 aprile 2000 Positivo l'incontro fra il direttore dell'Ufficio
pastorale e i referenti parrocchiali
Famiglia, pronti all'impegno
Don Cassani: "C'è un gran
desiderio di coinvolgersi" |
| "È stato un bel momento di
incontro, nel quale è emerso il quadro di una Chiesa
bolognese davvero impegnata, anche a livello di laici, a
"prendere sul serio" la famiglia e la pastorale
familiare, e ad impegnarsi in essa". Don Massimo
Cassani, direttore dell'Ufficio di Pastorale della
famiglia, è soddisfatto dell'esito dell'incontro che ha
avuto, domenica scorsa [16 aprile 2000], con i referenti
parrocchiali di pastorale familiare, cioè coloro che
sono incaricati dai parroci di seguire e animare questo
settore. "Hanno partecipato circa 200 persone, in
rappresentanza di una settantina di parroc-chie -
racconta - e non erano solo referenti, ma anche diverse
coppie semplicemente impegnate nella pastorale familiare.
Alcune poi, oltre a lavorare in parrocchia, fanno parte
di gruppi di spiritualità familiare e Centri famiglia. E
molte erano le coppie giovani: un bel segno di vitalità
della nostra Chiesa!". "Gli interventi sono
stati numerosi - prosegue don Cassani - anzi, non c'è
stato tempo per sentire tutti quelli che avrebbero voluto
parlare. E da essi sono emerse esperienze piuttosto
varie, ma tutte positive, anche perché la collaborazione
fra parroci e laici in questo settore mi è apparsa
buona. Non mancano comunque difficoltà : le principali
che sono emerse riguardano la formazione delle future
famiglie, l'educazione alla fede delle famiglie stesse e
l'accettazione dell'etica coniugale cristiana. Per quanto
riguarda il tipo di iniziative portate avanti, la maggior
parte delle parrocchie, è risultato, punta soprattutto
sui gruppi famiglia, anche legati a gruppi
del Vangelo o Centri d'ascolto; e poi è sviluppata la pastorale
dei fidanzati, soprattutto attraverso i Corsi di
preparazione al matrimonio. E a proposito di essi
sono emersi, da una parte la valutazione della loro
utilità, dall'altra i limiti che attualmente presentano,
soprattutto per la scarsa o nulla preparazione, dal punto
di vista della fede e della consapevolezza del
significato del sacramento, delle coppie che li
frequentano. Un fatto che renderà sempre di più
necessario ripartire "da zero", senza dare
nulla per scontato". "All'incontro - prosegue
ancora don Cassani - ha partecipato il vescovo ausiliare
monsignor Ernesto Vecchi, che ci ha parlato in
conclusione, dopo gli interventi. Il suo è stato un
importante richiamo a mantenere il raccordo con la Chiesa
a livello più vasto, regionale e italiano, e a partire
nella nostra azione dalle indicazioni che ha dato il
Cardinale nelle note pastorali Guai a me...
e Matrimonio e famiglia".
"Quanto alle proposte per il lavoro futuro -
conclude don Cassani - io ne ho fatte due: innanzitutto
rilanciare l'iniziativa del primo lunedì
del mese di preghiera per la famiglia,
voluta da monsignor
Fregni e che a mio parere rimane
validissima; e poi di promuovere, con urgenza, iniziative
per formare i formatori, cioè coloro che
animano la pastorale familiare ed in particolare che
guidano i corsi per fidanzati. Per questo stiamo
valutando la possibilità di creare un corso di
Pastorale familiare all'Istituto di Scienze religiose
Santi Vitale e Agricola, tenuto tanto nella sua sede
centrale quanto in quelle di S. Agata Bolognese e Riola
di Vergato". |
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| 14 maggio 2000 Pellegrinaggi
vicariali
Bologna Centro a Boccadirio
Sabato il Vicariato di Bologna Centro svolgerà un
pellegrinaggio vicariale al santuario della Madonna di
Boccadirio: "Il primo - spiega il Vicario don Silvio
Ballotta - di tre pellegrinaggi che scandiranno per noi
questo anno giubilare; gli altri due saranno il 14
ottobre al santuario di S. Luca ed infine il 12
novembre in Cattedrale". "Ci ritroveremo alle
8.15 in Piazza Malpighi - spiega don Ballotta - sia i
pullman, sia le auto di chi preferisce andare
singolarmente con questo mezzo. Alle 10 ci ritroveremo al
bivio di Baragazza per Boccadirio e da li ci avvieremo al
Santuario a piedi, percorrendo la Via Crucis del
santuario stesso. Prevediamo di arrivare verso le 11,
ricongiungendoci con chi fa fatica a camminare e quindi
andrà coi mezzi, e verso le 11.15 celebreremo la Messa.
Dopo il pranzo, che a scelta sarà al sacco o in
ristorante, alle 15 visiteremo il Santuario, guidati dai
padri Dehoniani che lo reggono. Alle 16 reciteremo il
Rosario sotto il portico del Santuario stesso, quindi
entreremo per l'Adorazione e la Benedizione Eucaristica
che concluderanno la giornata". "Per noi -
conclude don Ballotta - questa giornata avrà un profondo
significato giubilare: andremo infatti a rendere omaggio
alla Madonna e insieme sottolineeremo il segno
giubilare del pellegrinaggio: che è stato un fatto
esteriore ma deve rappresentare e aiutarci a compiere un
parallelo cammino interiore". Chi è interessato a
partecipare al pellegrinaggio e non si è ancora
organizzato può rivolgersi al coordinatore, Mauro
Beghelli, tel. 051 553 189. |
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| Libri/ Le crisi dell'Amore
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| "Le
Crisi dell'Amore. Prevenire e curare i disagi
familiari": questo il tema dell'incontro della
parrocchia organizzato dalla Parrocchia di
S. Giuseppe Lavoratore e dall'Associazione Culturale
Circolo dei Lucani Sabato (20 Maggio) alle 19 nella sala
polivalente della parrocchia (via Marziale 7). Relatore
sarà don Ugo Borghello, autore di "Liberare
l'Amore", giunto alla terza edizione. Nell'occasione
don Borghello presenterà il suo ultimo lavoro, che dà,
appunto, il titolo all'incontro. |