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25.10.2001

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Mons. Gianfranco Fregni, responsabile per tanti anni dell'Ufficio pastorale della famiglia della diocesi di Bologna, Docente di Teologia pastorale allo Studio Teologico Accademico Bolognese è deceduto nell'agosto 1999.
Lo vogliamo ricordare con il suo intervento "Gli istituti e la promozione dell'amore coniugale e familiare nella loro specifica missione" tratto dagli Atti del Convegno "La Santa Famiglia ispiratrice della nostra forma di vita" svoltosi a Castelletto di Brenzone - VR - dal 28 al 31 agosto 1997.

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Gli atti integrali del convegno
"La Santa Famiglia ispiratrice della nostra forma di vita"
possono essere chiesti a: Piccole Suore della Sacra Famiglia
37010 Castelletto di Brenzone (Verona) - Lago di Garda
Tel. 0456 589 111 - Fax 0456 589 272
Posta Elettronica: segreteria@pssf.it
Sito: www.pssf.it


Il Centro G.P. Dore, promosso da Mons. Gianfranco Fregni, è "un'iniziativa di base. Alcune famiglie e persone, attraverso esperienze comunitarie, hanno maturato la convinzione che era un dovere, nell'attuale momento storico, contribuire a una "cultura della famiglia".



Nel sito dell'Ufficio Pastorale Familiare di Bologna è riportata una biografia di don Gianfranco e sono riportati altri 2 suoi brani nella sezione "interventi".

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III. PARTE - Criteri di intervento e obiettivi prioritari

Ecco alcuni criteri di intervento e obiettivi prioritari, secondo l'indole di ogni Istituto, con delle diversità di attuazione.
1° Criterio: agire in comunione con la Chiesa locale,
intendendo per Chiesa locale quella porzione di popolo di Dio che fa capo a un Vescovo, primo responsabile della cura pastorale delle famiglie, e dove c'è l'organismo diocesano di pastorale familiare. Non si tratta di perdere il proprio carisma in un insieme comune, informe, ma di operare in comunione, in modo da evitare che la pastorale cosiddetta "familiare" si concretizzi in iniziative belle ma episodiche, in cui le famiglie rafforzano il senso di privatizzazione e di intimismo, poiché si trovano bene tra di loro, e si chiudono dentro il loro gruppetto. La prova è semplice: se il loro gruppo le convoca, partecipano tutte, se e il Vescovo che le convoca per un incontro diocesano, non si sentono chiamate. Controprova: in concomitanza con la giornata dell'incontro delle famiglie italiane con il Papa, che quest'anno sarà sabato 27 settembre, a conclusione del Congresso Eucaristico Nazionale, alcune associazioni religiose hanno riunito le loro famiglie per altre iniziative. Il primo criterio quindi non è quello di escludere la possibilità di portare avanti delle attività proprie, ma di farlo coordinandoci, sia per non sovrapporci, sia anche perché una cultura coniugale familiare non può crescere se non cresce con la Chiesa.

2° Criterio: essere attenti all'evolversi della storia e al cammino della Chiesa italiana nel campo della ricerca teologica degli orientamenti pastorali circa il matrimonio e la famiglia.
Abbiamo dato inizio alla Prima Settimana di Studi sulla Spiritualità coniugale; ce ne sarà una seconda e una terza: è una trilogia in preparazione al Giubileo. Quest'anno era incentrata su Cristo Sposo della Chiesa, la seconda sarà sullo Spirito Santo, la terza sulla paternità di Dio. Molte riviste dei movimenti e delle associazioni che hanno partecipato alla settimana di spiritualità, hanno dato la notizia, ma riferendosi a Gesù Cristo Sposo della Chiesa come criterio ispiratore della loro spiritualità. Allora ecco, se si vuole portare avanti la pastorale del matrimonio e della famiglia che va sempre storicizzata, e si vuol farlo con l'attenzione all'evolversi della società, ma soprattutto alla ecclesiologia, ci si accorge che la teologia del matrimonio riferita a Cristo è carente. C'è un unico volume "Cristo Sposo della Chiesa ", a cura della Comunità di Caresto, che raccoglie contributi di biblisti, teologi, esperti di patrologia e di spiritualità. Poi verranno pubblicati gli Atti della Prima Settimana di Studi, ma altri sussidi non esistono, quindi probabilmente ci sarà bisogno di mettere a tema anche alcune informazioni di teologia per chi guida i fidanzati e i gruppi di sposi, perché non bastano la buona volontà e la generosità.

1° Obiettivo: Urgenza di una formazione permanente delle nuove generazioni riguardo la capacità di relazione evangelica tra uomo e donna.
In questo senso la Sacra Famiglia in che cosa può esserci utile? All'amore siamo chiamati tutti, non tutti siamo chiamati a sposare una persona, e se quella persona sposa l'altra, vuol dire che Dio gliela affida per salvarla: sarai tu a salvarla. La Lumen Gentium dice che marito e moglie si aiutano a raggiungere la santità. Vuol dire che allora non è una semplice "indicazione" della persona da sposare, ma è la vocazione, cioè la scelta. Questo è chiaro se si rilegge il matrimonio di Maria e Giuseppe, soprattutto nel vangelo di Matteo, perché a un certo punto il sogno estremamente significativo di Giuseppe, di sposare Maria, si ferma di fronte ad un avvenimento: Giuseppe fa un discernimento spirituale e allora il sogno diventa vocazione: "Non temere, Giuseppe, non temere di sposare Maria".

Troviamo il parallelo nel servo di Abramo (Gen 24, 26-27) che deve cercare la moglie per Isacco: di fronte alla bellezza e all'intuizione che fosse Rebecca, si ferma in ginocchio e dice: "Signore, dammi un segno che sia proprio lei, che sia la tua volontà". Dunque nella formazione delle nuove generazioni c'è bisogno di non identificare la sessualità con la vocazione, perché non sarebbe vero: la sessualità è una inclinazione di tutti, tutti sono inclinati l'uno per l'altro, è così per tutti e tutte. La vocazione è un'altra, è la chiamata a una persona, tant'è vero che nel nuovo rito del matrimonio gli spagnoli ci hanno già preceduti e nel loro adattamento ci sarà proprio la domanda diretta: "Vuoi essere mio marito? Vuoi essere mia moglie?", perché non sono io che prendo te, ma io ti chiedo e tu mi devi rispondere. Gli sponsali sono il dare una risposta, è lì che c'è la vocazione: non io desidero far famiglia, ma qualcuno mi chiede di sposarlo, altrimenti, se nessuno me lo chiede, la mia vocazione non c'è. "Chiamata" vuol dire farsi chiamare dall'altro. Questo ci deve essere nella formazione dei giovani.

Certamente per Maria e Giuseppe è stata un'altra cosa: nella loro cultura il ruolo maschile e femminile era molto preciso. Maria dice sempre: "Tuo padre ed io". Comunque oggi (vedi Uomo e donna in famiglia. V rapporto sulla famiglia in Italia, Ed. S. Paolo, maggio 1997) il problema attuale della nostra cultura, prima della famiglia in sé, è la differenza uomo-donna, una differenza supportata dalla reciprocità, non dalla complementarietà. Allora bisogna educare alla reciprocità che in Maria e Giuseppe appare chiarissima; noi, invece, abbiamo educato o alla diseguaglianza o all'uniformità, alla differenza, ma non alla reciprocità che sta sotto l'uguaglianza, sotto la complementarietà e sotto la differenza, perché la relazione è data dalla reciprocità, non dal singolo. Per chi si dedica alla catechesi dei fidanzati, queste problematiche sono importanti, perché oggi l'uomo è in crisi come uomo, come sposo, come marito e come padre. A questo punto molti matrimoni falliscono anche tra quelli celebrati in chiesa, per carenza educativa. Chi ha istituti educativi o scuole ha bisogno di aggiornarsi su questo, perché l'emancipazione femminile ha fatto passi da gigante, mentre non c'è nella Chiesa una elaborazione dell'identità maschile.

2° Obietto: Radicalità evangelica:
noi ci preoccupiamo dei fidanzati e degli sposi; dobbiamo, però, tener presente che il concetto di famiglia in Italia resiste, ma è un concetto di famiglia autoreferenziale, autosufficiente, la parola tecnica sarebbe "autopoietica". Cosa vuol dire questo? Vuol dire che una famiglia fa riferimento a se stessa, quindi prende dal Magistero della Chiesa quello che le va bene e lascia quello che non condivide. Si allea con il Magistero in qualche cosa che le è utile, ma fa anche alleanza con altre realtà che contraddicono i suoi principi, perché presentano utilità. Dunque chi ha a che fare con le famiglie non può solo accettare il loro apporto, deve aiutarle a comprendere che tipo di famiglia sono, che stile di famiglia inculcano indirettamente ai loro figli, non tanto tramite quello che dicono (che è giusto), ma mediante il loro stile di vita. Non è cristiana, non educa secondo il Vangelo una famiglia estremamente borghese, se Gesù dice che nessun ricco entra nel Regno, anche se quel giovane frustrato dai beni, che ha quel tipo di famiglia, può essere presidente del consiglio pastorale parrocchiale, e la sua famiglia può essere quella che dà più soldi alle vostre cliniche, che dà più soldi alle vostre opere, perché egli è una persona che ha un'idea di famiglia completamente diversa, non è libera di fare scelte evangeliche. Forse abbiamo bisogno anche di rinunciare a certi contributi se sono compromettenti o equivoci. La radicalità evangelica è questa!

3° Obiettivo: Aiuti finanziari per la formazione:
un'altra sottolineatura si può fare a proposito dell'offerta di ospitalità per fidanzati e sposi per giornate di ritiri spirituali. Le famiglie più povere non possono pagare anche solo cinquantamila lire al giorno per una giornata di ritiro, perché in coppia sono centomila, se si devono portare i bambini sono già quattrocentomila per due giorni, se ne facciamo tre sono addirittura seicentomila. Una famiglia monoreddito, che ha molti bimbi, non potrà mai partecipare alle iniziative più spirituali, più formative, ma oggi si può attingere ad altri strumenti quali, ad esempio, il fondo di solidarietà tra famiglie istituito in alcune diocesi, grazie al quale il secondo bimbo, in tutte queste iniziative, paga il 50%, e dal terzo bimbo le famiglie non pagano niente. Chi può pagare mette i soldi nel cesto dei Fondo, per non umiliare chi non può. Abbiamo bisogno anche di trovare forme di carità che non umilino le famiglie più povere. Prendiamo l'esempio della scuola: quelli che non possono pagare prendono dal Fondo, e gli altri pagano molto. Allora uno potrebbe dire: 1o prendo molto dai ricchi e niente dai poveri", però allora il povero è classificato povero, diventa un caso sociale. Di fronte all'eucaristia non siamo tutti uguali, ma i bisognosi non sono esclusi. È stato verificato che da quando esiste il Fondo di solidarietà, le famiglie giovani con molti bimbi piccoli sono immediatamente aumentate nei campi famiglie e negli esercizi. Questo vuol dire che prima non venivano perché non sapevano come fare.

Porto ad esempio una casa per esercizi, 'Toyer de Charité" di Marta Roben (Funico in Italia, si trova a Emarese, in Val d'Aosta), dove non ci sono tariffe anche per una settimana intera di esercizi. C'è una cassetta dove ognuno mette quello che può. L'ospitalità è meravigliosa, francescana come sobrietà, ma con premuroso calore e decoro in tutto. 1 nostri Istituti religiosi hanno bisogno, se intendono mettere a disposizione una casa per esercizi spirituali e promuovere la formazione spirituale delle famiglie, particolarmente per i lavoratori e per le coppie giovani, di trovare formule economiche che non siano discriminanti. Anche gli investimenti economici fanno pastorale: tra una casa lussuosa ed una molto umile, ma efficiente ed ospitale, forse la pastorale viaggia sul secondo genere.

4° Obiettivo: Apertura e solidarietà verso le famiglie in crisi:
secondo i propri carismi, così come ci si specializza per seguire i malati, è importante che ci si specializzi anche nell'accoglienza delle famiglie che hanno fallito nel matrimonio e nell'amore matrimoniale, perché in questo momento le chiese locali non sono ancora in grado di accoglierle, come ad esempio fanno già il "Rinnovamento dello Spirito", 'Ta Comunità dei Figli di Dio", 'Famiglie nuove dei Focolari", "Neo Catecumenali". Più sono movimenti di grande contemplazione, più sono in grado di accogliere questa gente, che piano piano si converte. Questo significa che abbiamo bisogno anche di chi, senza omettere la gradualità della dottrina, ma con la stessa passione di Cristo, va a mangiare con i peccatori. Se non vengono a prendere l'eucarestia perché non possono riceverla, non possiamo chiamarli in canonica o a fare l'incontro con le famigl le per la prima comunione, perché si sentono umiliati, e se vengono protestano perché vogliono fare la comunione. Abbiamo bisogno di religiosi e religiose capaci di andare missionariamente nelle case a mangiare con queste persone e a dialogare con loro, perché forse in questo modo esse possono riscoprire la fede. ~ evidente il fatto che la crisi coniugale fa riscoprire la fede a molte persone, e molte seconde unioni, se vogliamo guardare i frutti, vediamo che sono frutti di generosità, di preghiera, più delle prime, e questo non può che provocarci interiormente. Quindi il discorso delle famiglie in crisi ha bisogno di missionarietà, non possiamo pretenderlo dalla parrocchia, la parrocchia è troppo istituzionalizzata in proposito. E' un problema che ha bisogno di gente evangelica che possa entrare in tutte le case liberamente, che non ha niente da difendere, né un'istituzione né un'organizzazione, ma si presenta semplicemente come il Signore l'ha mandata, andando a cogliere il bene che c'è in ogni persona. Se poi ci sono anche iniziative, benissimo, vengano anche quelle! Ad esempio, un ospedale, una casa di cura, non deve prendere gratis solo i preti, ma è forse il caso che aiuti anche le famiglie più povere, le mamme in difficoltà.



PROPOSTE CONCLUSIVE

Amici, l'ho detto che vi avrei posto i problemi, domande e interrogativi per sollecitare una ricerca. Inoltre, una specificità del vostro carisma potrebbe essere la cura al parto, alla procreazione responsabile, organizzata là dove la struttura del vostro Istituto è più accogliente e più tecnicamente organizzata, come centro di ricerca. E' evidente che i metodi naturali di regolazione della fecondità, finché sono proposti in una saletta della parrocchia danno la sensazione, nell'immaginario collettivo, di un fatto solo morale, ma non hanno carattere clinico e scientifico. Una parrocchia che presenta i metodi naturali pur invitando ginecologi, non ha la stessa incisività dell'inviare i fidanzati o sposi in una Casa di Cura dove si fanno ricerche, studi e presentazioni con carattere di scientificità, pur nella fedeltà all'ispirazione cristiana. C'è quindi una sussidiarietà tra la pastorale familiare ordinaria e alcune possibili vostre iniziative specializzate.

Formulo l'augurio e il voto che presto un Centro, o di bioetica o di ricerca sulla regolazione naturale della fecondità, possa realizzarsi anche a Bologna.

(Testo tratto liberamente dalla registrazione e non rivisto dal relatore)

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Pagina pubblicata nel settembre 1999