deregistrazione a cura di Beppe e Miranda M.
Il 2 e 3 febbraio 2002 è stato organizzato dalle Piccole Suore della Sacra Famiglia presso la Casa "Santa Maria" a Colpi di Folgaria (TN) un week-end per famiglie iniziato con un incontro con Elsa Belotti sulla comunicazione di coppiasommario
IN VIAGGIO PER UN PIANETA SCONOSCIUTO, IL MATRIMONIO Essere se stessi | Due lingue diverse | La gomma bucata | Darsi senza calcoli | Disponibili a cambiare
TRE LEGGI DELLA COMUNICAZIONE La paura del buio | Il lievito | La casa pulita | La lavatrice rotta | Permettersi di stare bene
I VERBI NELLA COMUNICAZIONE Informare | Chiacchierare | Parlare | Dialogare | Comunicare
COMUNICARE Avere in comune | Partecipare | Cambiare | Tacere | Aver pudore | Pregare
UN CASO DISPERATO?
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Incontro con Elsa Belotti3. I verbi nella comunicazione
[...] Quante comunicazioni non chiare facciamo!
Il marito dice: “C’è qualcosa che non va?”
“Eh, sono un po’ stanca, sono un po’ triste”, In realtà è incavolata. Perché non diciamo mai: “Sono arrabbiata”.
Dice: “Sono triste” ma in realtà è arrabbiata. Quando una donna piange è incavolatissima.
Poi gli uomini dicono: “Cosa c’è che non va?”.
In realtà dovrebbero dire: “Stai piangendo, tira fuori la rabbia. Cosa ti ho fatto? Cos’è che ti ha suscitato la rabbia?”.
Ecco alcuni verbi che noi usiamo nella comunicazione.
- Il primo verbo è informare: quando chiediamo un’informazione. “Che ore sono?“
- Il secondo il chiacchierare: “C’è bel tempo”, “Buona giornata”, “Non piove ancora”, “L’inquinamento…".
Chiacchierare.
- Il terzo, il parlare: in questo momento io sto parlando, voi state ascoltando. State ascoltando ma non è che non mi comunicate, eh! Perché il vostro modo di guardarmi, il vostro sguardo etc. dice molto anche a me. Mi comunica qualche musica. Certo che se tra un po’, è ovvio, uno comincia a muoversi un po’ troppo, comincia a guardar fuori, comincia a sbadigliare o a guardar l’orologio… certo non avete parlato ma le musiche me le avete mandate.
- Poi c’è il dialogare: il dialogo si può fare tra due, ma anche tra più persone.
Un dialogo che cos’è? Io chiedo alla coppie: “Avete un buon dialogo?” “Sì,sì…Parliamo…parliamo molto.” Dico: “E ci che cosa parlate?” “Ah, parliamo di tutto.” Dico: “E di voi due? Di quello che vi passa dentro?” “Eh, quello no.” "E allora…." Il buon dialogo avviene quando uno sta parlando e l’altro ascolta dentro. Ascolta e dice: “Scusa un attimo: spiegami meglio questa cosa qui...” “Perché hai fatto quella smorfia quando hai detto quella frase? …” “Questa cosa qui non l’avevo mai pensata; ti ringrazio che l’hai detto, ho imparato qualcosa…” “Questa cosa qui dobbiamo riprenderla ancora perché è importante.” Questo è un dialogo. Dove alla fine uno dice: “Beh, c’è stato uno scambio, un andirivieni”. E ciascuno dei due porta via qualcosa di più.
- L’ultimo verbo. Allora abbiamo detto informare, chiacchierare, parlare, dialogare, il quinto verbo è comunicare.
La parola comunicare noi la usiamo oggi almeno venti volte al giorno; qualunque lavoro facciamo. L’applichiamo in tutte le salse: "La comunicazione dei mass-media", "la comunicazione a scuola"… In realtà il verbo comunicare dovremmo usarlo solo per due situazioni: nella coppia e nella preghiera con Dio, perché solo in queste due situazioni noi entriamo in intimità, e allora possiamo usare correttamente la parola comunicare.
- Nella preghiera, quando comunichiamo con Dio.
Non la preghiera del fariseo che si parla addosso, parla soltanto con sé e non sta parlando con Dio. Ma la preghiera che cos’è. Non è un chiacchierare. Non è un dare aria alla bocca, recitare le formulette. Anche quello, ma la preghiera è un andirivieni, cioè uno dice qualcosa a Dio, magari anche in silenzio - perché si può parlare anche col silenzio, no? - e cerca anche di ascoltare quello che viene da Dio. Invece noi andiamo sempre da Dio, come i bambini dell’asilo: per piacere Dio dammi la caramellina. Questo non è pregare … anche questo è pregare, mettiamola così. Al Signore va bene anche questo pregare. Ma la preghiera, se è una comunicazione, è parlare, stare zitti, ascoltare quello che ci viene detto. E lo Spirito poi parla: è che noi non lo ascoltiamo. “Il Signore non mi ha ascoltato”. È che non l’hai ascoltato tu. Lui ti ha sempre risposto. È che non eri attento, ha usato parole diverse, non ha usato parole ma ha usato le musiche. Ha usato un modo che tu non hai percepito. Ma il Signore risponde sempre. Magari con una persona, con un’immagine, con un pensiero, con una lettura… Risponde in tanti modi il Signore. È che noi non Lo ascoltiamo. Allora la comunicazione: nella preghiera con Dio, perché lì entriamo in intimità. Quando siamo davanti a Dio e preghiamo, siamo quello che siamo. Non possiamo andare davanti a Dio e raccontargliela, e incartarci impacchettarci, metterci il fiocco. Davanti a Dio non possiamo raccontare menzogne perché siamo quello che siamo. Allora, lì posso dire: "Sto comunicando con Dio".
- E si può usare correttamente nella comunicazione di coppia.
Perché nella coppia c’è l’intimità. Se no, nella coppia si chiacchiera, si parla, forse si arriva anche a dialogare ma non si comunica. Si comunica nella coppia quando diciamo la nostra intimità: “Io provo questo… Io sento questo… Quando fai così provo queste cose…”.
E nell'intimità del talamo coniugale diciamo: “Ascolta, fai più lentamente ad accarezzarmi, che voglio ascoltarmi bene poi ti dico cosa ho provato.”
Questa è l’intimità.
Allora il verbo “comunicare” si usa correttamente nella coppia e con Dio.
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