Prima Pagina

Famiglia Insieme
PREPARAZIONE AL MATRIMONIO
APPROFONDIMENTI & DOCUMENTI

Ultime modifiche:
16.02.2002

vai alla pagina

Chi siamo?

Incontri Amichevoli

Preparati al Matrimonio

Campi Scuola

Altri Siti

Paternità responsabile

Recensioni

Testi di riferimento

Newsletter

Scrivici




Vedi anche:

Conferenza Episcopale U.S.A.
Commissione Famiglia, Laici, Donne e Giovani
PREPARAZIONE AL MATRIMONIO
E COPPIE CONVIVENTI
Marriage Preparation and Cohabiting Couples

An Information Report on New Realities and Pastoral Practices
un rapporto informativo su nuove realtà
e orientamenti pastorali
Copyright 1999 United States Catholic Conference, Inc, Washington, D.C. All rights reserved. Permission is hereby granted to reproduce excerpts in articles or newsletters or for reproduction and free distribution in its entirety.

testo originale

PART ONE
Empirical Information About Cohabitation and Marriage

| Introduzione | Prima Parte | Parte Seconda | Conclusioni | Appendice A | Appendice B |

PRIMA PARTE
Informazioni empiriche su convivenza e matrimonio
Those couples who are in a cohabiting relationship and who come to the Church for marriage preparation represent only a percentage of the total cohabiting population. Nonetheless, to understand and respond to them one must appreciate some aspects of the broader phenomenon of cohabitation. This, in turn, is set within a context of widespread sexual activity outside of marriage. In this section we provide highlights of what social science has discovered about cohabitation in general and with specific reference to cohabiting couples who eventually marry.3 Le coppie conviventi che vengono alla Chiesa per la preparazione al matrimonio rappresentano solo una percentuale della popolazione totale dei conviventi. Ciò nondimeno, per capire e rispondere loro, bisogna comprendere alcuni aspetti del fenomeno più ampio della convivenza. Ciò, a sua volta, è situato all'interno di un contesto più esteso di attività al di fuori del matrimonio. In questa sezione forniamo caratteristiche principali di quello che la scienza sociale ha scoperto sulla convivenza in generale e in specifico sulle coppie conviventi che alla fine si sposano.3
1. How widespread is cohabitation? Cohabitation is a pervasive and growing phenomenon with a negative impact on the role of marriage as the foundation of family. The incidence of cohabitation is much greater than is indicated by the number of cohabiting couples presenting themselves for marriage. Slightly more than half of couples in first-time cohabitations ever marry; the overall percentage of those who marry is much lower when it includes those who cohabit more than once. Cohabitation as a permanent or temporary alternative to marriage is a major factor in the declining centrality of marriage in family structure. It is a phenomenon altering the face of family life in first-world countries. 1. Quanto è diffusa la convivenza?
La convivenza è un fenomeno molto diffuso e crescente con un impatto negativo sul ruolo del matrimonio come fondamento della famiglia. L'incidenza della convivenza è molto maggiore rispetto al numero di coppie conviventi che si presentano per il matrimonio. Poco più di metà delle coppie conviventi alla prima esperienza non si sposano mai; la percentuale generale di quelli che si sposano è molto più bassa quando include quelli che non sono più alla prima esperienza di convivenza. La convivenza come un'alternativa permanente o provvisoria al matrimonio è un fattore fondamentale nel declino della centralità del matrimonio nella struttura della famiglia. È un fenomeno che modifica l'aspetto della vita di famiglia nei paesi industrializzati.
  • 11% of couples in the United States cohabited in 1965--74; today, a little over half of all first marriages are preceded by cohabitation. (Bumpass & Lu, 1998; Popenoe and Whitehead, 1999)
  • L'11% delle coppie negli Stati Uniti ha convissuto dal 1965 al 1974; oggi, poco più della metà di tutti i primi matrimoni è preceduto da convivenza. (Bumpass & Lu, 1998; Popenoe e Whitehead, 1999)
  • Across all age groups there has been a 45% increase in cohabitation from 1970 to 1990. It is estimated that 60% to 80% of the couples coming to be married are cohabiting. (US Bureau of the Census, 1995; Bumpass, Cherlin & Sweet, 1991)
  • In tutti i gruppi di età c'è stato un incremento delle convivenze del 45% dal 1970 al 1990. È previsto che dal 60% all' 80% delle coppie che stanno per sposarsi convivono. (Ufficio del censimento, 1995 americano; Bumpass, Cherlin & St, 1991)
  • Overall, fewer persons are choosing to be married today; the decision to cohabit as a permanent or temporary alternative to marriage is a primary reason (Bumpass, NSFH Paper #66, 1995) The percent of couples being married in the United States declined 25% from 1975 to 1995. The Official Catholic Directory reported 406,908 couples married in the Catholic Church in 1974; in 1995, it reported a 25% decline to 305,385 couples.
  • Complessivamente, meno persone oggi scelgono di sposarsi; la ragione principale della decisione di convivere è considerarla un'alternativa permanente o provvisoria al matrimonio(Bumpass, Documento NSFH n° 66, 1995). La percentuale di coppie che si sono sposate negli Stati Uniti è scesa del 25% dal 1975 al 1995. Il Official Catholic Directory ha rilevato 406.908 coppie coniugate nella chiesa cattolica nel 1974; nel 1995, ha riferito un calo dell 25%, con 305,385 coppie.
  • Only 53% of first cohabiting unions result in marriage. The percentage of couples marrying from second and third cohabitations is even lower. (Bumpass & Lu, 1998; Bumpass, 1990; Wu, 1995; Wineberg & McCarthy, 1998) 10% to 30% of cohabitors intend never to marry. (Bumpass & Sweet, 1995)
  • Solo il 53% di prime convivenze portano al matrimonio. La percentuale di coppie che si sposano dopo una seconda o terza convivenza è ancora più bassa. (Bumpass & Lu, 1998; Bumpass, 1990; Wu, 1995; Wineberg & McCarthy, 1998) il 10% - 30% di conviventi hanno intenzione di non sposarsi mai. (Bumpass & Sweet, 1995)
  • All first-world countries are experiencing the phenomenon of cohabitation and the corrosive impact it has on marriage as the center of family. (Bumpass, NSFH paper #66, 1995; Hall & Zhao, 1995; Thomasson, 1998; Haskey and Kiernan, 1989)
  • Tutti i paesi industrializzati stanno sperimentando il fenomeno della convivenza e l'impatto corrosivo che ha sul matrimonio come fulcro della famiglia. (Bumpass, Documento NSFH n° 66, 1995; Hall & Zhao, 1995; Thomasson, 1998; Haskey e Kiernan, 1989)
2. What is the profile of the cohabiting household?
The profile of the average cohabiting household is both expected and somewhat surprising. Persons with low levels of religious participation, and those who have experienced disruption in their parents' marriages or a previous marriage of their own are likely candidates for cohabitation. Persons with lower levels of education and earning power cohabit more often and marry less often than those with higher education. The average cohabiting household stays together just over one year and children are part of two-fifths of these households. Men are more often serial or repeat cohabitors, moving from woman to woman, while women tend to cohabit only one time.
2. Qual è il profilo della famiglia dei conviventi?
Il profilo della famiglia media dei conviventi e sia prevedibile sia sorprendente.
Probabili candidati per la convivenza sono persone con bassi livelli di partecipazione religiosa, coloro che hanno sperimentato la disgregazione del matrimonio dei loro genitori o di un precedente proprio matrimonio.
Persone con più bassi livelli di istruzione e di reddito convivono più spesso e si sposano più raramente di quelli con un più alto livello di istruzione.
La famiglia media dei conviventi sta insieme per poco più di un anno ed i bambini vi sono presenti in due quinti dei casi.
Gli uomini più spesso hanno rapporti di convivenza successivi o ripetuti, spostandosi da una donna all'altra, mentre le donne hanno la tendenza a convivere una volta soltanto.
  • 40% of cohabiting households include children, either the children of the relationship or the children that one or both partners bring to the relationship. (US. Bureau of Census, 1998, Wu, 1995; Schoen,1992)
  • Il 40% delle famiglie conviventi comprende bambini, o della coppia o quelli che uno o entrambi i partner hanno avuto in precedenza. (US. Bureau of Census, 1998, Wu, 1995; Schoen,1992)
  • Median duration of cohabitation is 1.3 years (Bumpass & Lu, 1998; Wu, 1995; Schoen & Davis, 1992). Previously married persons cohabit more often than never-married; two-thirds of those separated or divorced and under age 35 cohabit. They are more likely than never-married cohabiting couples to have children in the household and they are much less likely than never-married to marry their current partner or someone else. (Wineberg & -McCarthy, 1998; Wu, 1995; Bumpass and Sweet, 1989)
  • La durata mediana della convivenza è di 1,3 anni (Bumpass & Lu, 1998; Wu, 1995; Schoen & Davis, 1992). I precedentemente sposati convivono più frequentemente dei celibi/delle nubili; convivono i due terzi dei separati o divorziati di età inferiore ai 35 anni. Rispetto agli altri è molto più probabile che i precedentemente sposati abbiano figli dalla relazione ed è molto meno probabile che sposino l'attuale partner o qualcun altro. (Wineberg & -McCarthy, 1998; Wu, 1995; Bumpass and Sweet, 1989)
  • Those not completing high school are almost twice as likely to cohabit as those who complete college. 40% of college graduates, however, do cohabit at some time. Only 26% of women with college degrees cohabit compared to 41% of women without a high school diploma. The higher the level of education, the more likely the cohabitor is to marry the partner. (Qian, 1998; Bumpass & Lu, 1998; Thornton, Axinn, Teachman, 1995; Willis & Michael, 1994)
  • Chi non completa la scuola secondaria ha una probabilità di convivere almeno doppia rispetto rispetto a completa gli studi universitari. Comunque il 40% dei laureati convive per qualche periodo. Soltanto il 26% delle donne laureate convive rispetto al 41% di quelle che non hanno un diploma di scuola media superiore. Quanto più alto è il livello di istruzione tanto più è probabile che dalla convivenza passino al matrimonio. (Qian, 1998; Bumpass & Lu, 1998; Thornton, Axinn, Teachman, 1995; Willis & Michael, 1994)
  • Women are likely to cohabit only once and that with the person they subsequently marry; men are more likely to cohabit with a series of partners. (Bumpass & Sweet, 1989, Teachman and Polanko, 1990)
  • È probabile che le donne convivano una sola volta e che successivamente sposino la persona con cui hanno convissuto; gli uomini sono più propensi a convivere con una serie di partner. (Bumpass & Sweet, 1989, Teachman and Polanko, 1990)
  • Individuals, especially women, who experienced disruption in their parents' marriage are more likely to cohabit than those who had parents with stable marriages. (Axinn & Thornton, 1992; Kiernan, 1992; Black & Sprenkle, 1991; Bumpass & Sweet, 1989)
  • Coloro, soprattutto le donne, che hanno sperimentato la digregazione del matrimonio dei propri genitori sono più propensi a convivere rispetto a quelli che hanno genitori con un matrimonio stabile. (Axinn & Thornton, 1992; Kiernan, 1992; Black & Sprenkle, 1991; Bumpass & Sweet, 1989)
  • Persons with low levels of religious participation and who rate religion of low importance are more likely to cohabit and less likely to marry their partner than those who consider religion important and practice it. There is no difference in frequency of cohabitation by religious denomination; there is a significant difference in cohabitation frequency by level of religious participation. (Krishnan, 1998; Lye & Waldron, 1997; Thornton, Axinn & Hill, 1992; Liejbroer, 1991; Sweet, 1989)
  • Coloro che hanno un basso livello di partecipazione religiosa e coloro che considerano la religione di scarsa importanza hanno maggior probabilità di convivere e minore probabilità di sposare il partner rispetto a quelli che considerano importante la religione e la praticano. Non c'è differenza di frequenza di convivenza fra differenti religioni; c'è invece una significativa differenza nella frequenza della convivenza a seconda del grado di partecipazione alla religione. (Krishnan, 1998; Lye & Waldron, 1997; Thornton, Axinn & Hill, 1992; Liejbroer, 1991; Sweet, 1989)
  • In general, those in cohabiting households are more independent, more liberal in attitude and more risk-oriented than non-cohabitors. (Clarkberg, Stolzenberg & Waite, 1995; Cunningham & Antill, 1994; Huffman, Chang, Rausch & Schaffer, 1994; DeMaris & MacDonald, 1993)
In generale, nelle famiglie conviventi ci sono persone più indipendenti, più libere nell'atteggiamento e più orientati al rischio rispetto a chi non convive. (Clarkberg, Stolzenberg & Waite, 1995; Cunningham & Antill, 1994; Huffman, Chang, Rausch & Schaffer, 1994; DeMaris & MacDonald, 1993)
3. What are the reasons for cohabitation?
The declining significance of marriage as the center of family is in large part a result of growing secularization and individualization in first-world cultures. Aversion to long term commitments is one of the identifying characteristics of these trends and a major reason for cohabitation. Key milestones previously associated with marriage, such as sexual relationships, child bearing and establishing couple households, now occur without marriage. Individuals choose to cohabit under the influence of these cultural values but also for very individual reasons. Some are seeking to ensure a good future marriage and believe that a "trial marriage" will accomplish this; many are simply living together because it seems more economically feasible or because it has become the social norm. In general, cohabitors are not a homogenous or monolithic group, however fully their general characteristics can be described. The reasons for choosing cohabitation are usually mixed: cohabitation may be in equal parts an alternative to marriage and an attempt to prepare for marriage.
    3. Per quale motivo si convive?
    Il declino del significato del matrimonio come centro della famiglia è in gran parte il risultato della crescente secolarizzazione ed individualizzazione nella cultura dei paesi industrializzati.
    L'avversione agli impegni a lungo termine è una delle caratteristiche identificative di questa tendenza ed il motivo principale che porta alla convivenza.
    Pietre miliari fondamentali che in passato erano legate al matrimonio come il rapporto sessuale, la procreazione e la costituzione di un nucleo familiare ora si realizzano senza matrimonio.
    I singoli scelgono di convivere sotto l'influenza di questi valori culturali ma anche per motivi strettamente individuali.
    Alcuni cercano di assicurarsi un buon matrimonio futuro e credono che un "matrimonio di prova" sia un mezzo adeguato; molti convivono perché sembra economicamente più conveniente o perché è diventata la norma nella società.
    In generale le persone conviventi non formano un gruppo omogeneo e monolitico, comunque le loro caratteristiche generali possono essere descritte dettagliatamente.
    I motivi che portano a scegliere la convivenza sono di solito combinati: la convivenza può essere in egual misura un'alternativa al matrimonio ed un tentativo di prepararsi al matrimonio.
There are both broad cultural reasons and a range of individual reasons for cohabitation. Ci sono sia varie ragioni culturali sia una serie di motivi personali per la convivenza.
  • The cultural reasons are descriptive of most first world countries: changing values on family and decline in the importance of marriage; (Bumpass, NSFH #66, 1995; Clarkberg, Stolzenberg & Waite, 1995; Parker, 1990)
  • Le ragioni culturali sono tipiche di molti paesi industrializzati: il cambiamento dei valori della famiglia ed il declino dell'importanza del matrimonio (Bumpass, NSFH n° 66, 1995; Clarkberg, Stolzenberg & Waite, 1995; Parker, 1990);
  • Declining confidence in religious and social institutions to provide guidance; (Nicole & Baldwin, 1995; Thornton, Axinn & Hill, 1992)
  • il declinio della fiducia nelle indicazioni fornite dalle istituzioni religiose e sociali (Nicole & Baldwin, 1995; Thornton, Axinn & Hill, 1992);
  • Delaying of marriage for economic or social reasons while sexual relationships begin earlier. 85% of unmarried youth are sexually active by age 20. "Marriage no longer signifies the beginning of sexual relationship, the beginning of child bearing or the point at which couples establish joint households" (Bumpass,#66, 1995). (Popenoe & Whitehead, 1999; Peplau, Hill & Rubin, 1993; Rindfuss & Van den Heuvel, 1990)
  • il procrastinare il matrimonio per motivi economici o sociali mentre i rapporti sessuali iniziano prima. L'85% dei giovani non sposati sono sessualmente attivi dall'età di 20 anni. "Il matrimonio non significa più l'inizio dell'attività sessuale, l'inizio dell'allevamento dei figli o il momento in cui le coppie mettono su casa" (Popenoe & Whitehead, 1999; Peplau, Hill & Rubin, 1993; Rindfuss & Van den Heuvel, 1990).
The individual reasons for cohabitation are varied: I motivi personali che portano alla convivenza sono diversi:
  • Fear of or disbelief in long-term commitment; (Nicole & Baldwin, 1995; Bumpass, DeMaris & MacDonald, 1993)
  • paura o sfiducia rispetto all'impegno di lungo termine (Nicole & Baldwin, 1995; Bumpass, DeMaris & MacDonald, 1993);
  • Desire to avoid divorce; (Nicole & Baldwin, 1995; Thornton, 1991; Bumpass, 1990)
  • desiderio di evitare il divorzio (Nicole & Baldwin, 1995; Thornton, 1991; Bumpass, 1990);
  • Desire for economic security; (Rindfuss & Van den Heuvel, 1990; Schoen & Owens, 1992)
  • desiderio di sicurezza economica (Rindfuss & Van den Heuvel, 1990; Schoen & Owens, 1992);
  • Stage of personal development, escape from home, "rite of passage"; (Nicole & Baldwin, 1995)
  • tappa di sviluppo personale, uscita da casa, "rito di transizione" (Nicole & Baldwin, 1995);
  • Desire for stability for raising of children; (Wu, 1995; Bumpass, Sweet & Cherlin, 1991; Manning & Lichter, 1996)
  • desiderio di stabilità per tirar su i bambini (Wu, 1995; Bumpass, Sweet & Cherlin, 1991; Manning & Lichter, 1996);
  • Pressure to conform to current mores that having cohabiting partner is measure of social success, personal desirability, adult transition; (Rindfuss, Van Den Heuvel, 1990; Schoen & Owens, 1992)
  • spinta a conformarsi alle abitudini correnti secondo cui avere un partner convivente è segno di successo sociale, attrazione personale, transizione alla vita adulta (Rindfuss, Van Den Heuvel, 1990; Schoen & Owens, 1992);
  • Desire to test the relationship; (Nicole & Baldwin, 1995; Bumpass, Sweet & Cherlin, 1991; Bumpass, 1990)
  • desiderio di mettere alla prova la relazione (Nicole & Baldwin, 1995; Bumpass, Sweet & Cherlin, 1991; Bumpass, 1990);
  • Rejection of the institution of marriage and desire for an alternative to marriage; (Sweet & Bumpass, 1992; Rindfuss, Van den Heuvel, 1990)
  • rifiuto dell'istituzione matrimoniale e desiderio di una alternativa al matrimonio. (Sweet & Bumpass, 1992; Rindfuss, Van den Heuvel, 1990)
4. What about cohabiting and marriage?
Overall, less than half of cohabiting couples ever marry. Those who do choose to marry are in some part counter-culture to the growing view that it is certainly not necessary and perhaps not good to marry. Those who choose to marry instead of continuing to cohabit are the "good news" in a culture that is increasingly anti-marriage. Those cohabiting couples who move to marriage seem to be the "best risk" of a high risk group: they have fewer risk factors than those cohabitors who choose not to marry. Even so, they still divorce at a rate 50% higher than couples who have never cohabited. They are a high risk group for divorce and their special risk factors need to be identified and addressed, especially at the time of marriage preparation, if the couples are to build solid marriages.
4. Che rapporto esiste fra conviventi e matrimonio?
Comunque, meno della metà delle coppie conviventi non si sposano mai. Quelle che scelgono di sposarsi sono in certa parte in controtendenza rispetto al crescente punto di vista secondo cui sposarsi non è necessario e forse non è un bene.
Coloro che decidono di sposarsi invece di continuare a convivere, sono la "buona notizia" in una cultura che è sempre più anti-matrimonio.
Le coppie conviventi che passano al matrimonio sembrano essere il "minor rischio" di un gruppo ad alto rischio: hanno minori fattori di rischio rispetto ai conviventi che scelgono di non sposarsi. Ciò non di meno hanno un tasso di divorzio superiore del 50% rispetto alle coppie che non hanno mai convissuto. Sono un gruppo ad alto rischio per divorzio ed i loro peculiari fattori di rischio devono essere identificati ed incanalate, specialmente durante la preparazione al matrimonio, se le coppie vogliono costruire matrimoni stabili.
Only 50% to 60% of cohabitors marry the persons with whom they cohabit at a given time. 76% report plans to marry their partner but only about half do. The percentage of couples marrying after second and third cohabitation is even lower. (Brown & Booth, 1996; Bumpass & Sweet, 1989) Solo il 50-60% dei conviventi si sposa con chi ha convissuto in un determinato periodo. Il 76% riferisce di voler sposare il proprio partner ma solo la metà circa poi lo fa. La percentuale di coppie che si sposano dopo la seconda o terza convivenza e ancora più bassa. (Brown & Booth, 1996; Bumpass & Sweet, 1989)
  • Up to 30% of cohabitors intend never to marry. (Bumpass & Sweet, 1995)
  • Fino al 30% dei conviventi ha intenzione di non sposarsi mai (Bumpass & Sweet, 1995).
  • 20% of cohabiting partners disagree about whether or not they intend to marry. (Bumpass, Sweet & Cherlin, 1991)
  • Il 20% dei partner conviventi non è concorde sull'intenzione di sposarsi o meno (Bumpass, Sweet & Cherlin, 1991).
  • When cohabitors do marry, they are more at risk for subsequent divorce than those who did not cohabit before marriage. In the United States, the risk of divorce is 50% higher for cohabitors than non-cohabitors. In some western European countries, it is estimated to be 80% higher. (Bumpass & Sweet, 1995; Hall & Zhao, 1995; Bracher, Santow, Morgan & Trussell, 1993; DeMaris & Rao, 1992; Glenn, 1990)
  • Quando i conviventi si sposano sono a maggior rischio di un conseguente divorzio rispetto a quelli che non hanno convissuto prima di sposarsi. Negli USA il rischio di divorzio è più elevato del 50% per i già conviventi rispetto ai non precedentemente conviventi. In alcuni Paesi dell'Europa occidentale si stima un maggior rischio dell'80% (Bumpass & Sweet, 1995; Hall & Zhao, 1995; Bracher, Santow, Morgan & Trussell, 1993; DeMaris & Rao, 1992; Glenn, 1990);
  • When previously married cohabitors marry, their subsequent divorce rate is higher than that of cohabiting couples who have not been previously married. (Wineberg & McCarthy, 1998; Wu, 1995; Bumpass & Sweet, 1989)
  • Quando conviventi precedentemente sposati tornano a sposarsi il loro tasso di conseguente divorzi è più alto di quello delle coppie conviventi che non si sono sposate precedentemente (Wineberg & McCarthy, 1998; Wu, 1995; Bumpass & Sweet, 1989).
  • Those who cohabit more than once prior to marriage, serial or repeat cohabitors, have higher divorce rates when they do marry than those who cohabit only once. (Brown & Booth, 1996; Stets,1993; Thomson & Colella, 1991)
  • Coloro che prima del matrimonio hanno convissuto più di una volta, quando si sposano hanno tassi di divorzio più elevati rispetto a quelli che hanno convissuto una sola volta (Brown & Booth, 1996; Stets,1993; Thomson & Colella, 1991).
  • There is some indication that the divorce rate is higher for people who cohabit for a longer period of time, especially over three years. The data on this are mixed. (Lillard Brien & Waite, 1995; Thomson & Colella, 1991; Bennett, Blanc & Bloom, 1988)
  • Ci sono alcuni indizi secondo cui il tasso di divorzio è più alto per chi ha convissuto per un lasso di tempo maggiore, soprattutto se si superano i tre anni. Su questo aspetto i dati concordano (Lillard Brien & Waite, 1995; Thomson & Colella, 1991; Bennett, Blanc & Bloom, 1988).
  • Cohabitors who marry break up in the earlier years of marriage. Cohabitors and noncohabitors have the same rate of marriage stability if the marriage remains intact over seven years. (Bumpass, Sweet & Cherlin, 1991; Bennett, Blanc, & Bloom, 1988)
  • I conviventi che si sposano si separano nei primi anni di matrimonio. Conviventi e non-conviventi hanno lo stesso tasso di stabilità del matrimonio se si superano i sette anni di matrimonio (Bumpass, Sweet & Cherlin, 1991; Bennett, Blanc, & Bloom, 1988).
  • Cohabitors who do choose to marry appear to be of lesser risk for later divorce than those cohabitors who choose not to marry would be. They appear to be the best risk of a high risk group. (Thomson & Colella, 1991)
  • I conviventi che scelgono di sposarsi sembrano essere a minor rischio di un divorzio tardivo rispetto a quelle coppie che decidono di non sposarsi. Sembrano essere la parte a minor rischio di un gruppo ad alto rischio (Thomson & Colella, 1991).
5. What are the factors that put cohabitors who marry at risk?
Individuals who choose to cohabit have certain attitudes, issues and patterns that lead them to make the decision to cohabit. These same attitudes, issues and patterns often become the predisposing factors to put them at high risk for divorce when they do choose to move from cohabitation to marriage. The cohabitation experience itself creates risk factors, bad habits, that can sabotage the subsequent marriage. These attitudes and patterns can be identified and brought to the couple preparing for marriage for examination, decision-making, skill-building, change. Without creating "self-fulfilling prophecies," those preparing cohabiting couples for marriage can help them identify and work with issues around commitment, fidelity, individualism, pressure, appropriate expectations.Many studies explore why cohabitors are more at risk when they marry. The research suggests that there are two overlapping and reinforcing sources for risk:
  • Predisposing attitudes and characteristics they take into the marriage;
  • Experiences from the cohabitation itself that create problem patterns and behaviors.
5. Quali sono i fattori che rendono a rischio i conviventi che si sposano?
Gli individui che scelgono la convivenza hanno certamente atteggiamenti, comportamenti e modelli che li portano alla decisione di non sposarsi.
Gli stessi atteggiamenti, comportamenti e modelli spesso divengono i fattori predisponenti che li rendono ad alto rischio di divorzio quando scelgono di passare dalla convivenza al matrimonio.
La stessa esperienza della convivenza crea fattori che possono minare il successivo matrimonio.
Questi atteggiamenti e comportamenti possono essere identificati e sottoposti alle coppie che si preparano al matrimonio per esaminarli, prendere decisioi, acquisire strumenti e cambiare.
Senza fare gli iettatori, coloro che preparano le coppie conviventi per il matrimonio possono aiutarle ad identificare e a lavorare sui comportamenti che ruotano intorno all'impegno, la fedeltà, l'individualismo, le difficoltà, le legittime aspettative.
Alcuni studi approfondiscono perché i conviventi sono più a rischio quando si sposano. La ricerca suggerisce che ci sono due cause di questo rischio che si sovrappongono e che si rafforzano:
  • attitudini predisponenti e caratteristiche che si portano nel matrimonio
  • esperienze che derivano dalla convivenza stessa e che creano problemi di modelli e comportamenti.
Predisposing Attitudes and Characteristics: Attitudini predisponenti e caratteristiche
  • Cohabitors as a group are less committed to the institution of marriage and more accepting of divorce. As problems and issues arise to challenge the marriage, they are more likely to seek divorce as the solution. (Lillard, Brien & Waite, 1995; Bracher, Santow, Morgan & Trussell, 1993; Thomson & Colella, 1991; Bennett, Blanc, & Bloom, 1988)
  • I conviventi, considerati come gruppo, sono meno fiduciosi nell'istituzione del matrimonio e più propensi al divorzio. Quando problemi e conflitti giungono a mettere alla prova il matrimonio, sono più propensi a cercare il divorzio come soluzione (Lillard, Brien & Waite, 1995; Bracher, Santow, Morgan & Trussell, 1993; Thomson & Colella, 1991; Bennett, Blanc, & Bloom, 1988).
  • "Sexual exclusivity" is less an indicator of commitment for cohabitors than for noncohabitors. In this regard, cohabitation is more like dating than marriage. After marriage, a woman who cohabited before marriage is 3.3 times more likely to be sexually unfaithful than a woman who had not cohabited before marriage. (Forste & Tanfer, 1996)
  • La esclusività sessuale è un indicatore di impegno applicabile meno ai conviventi rispetto a non-conviventi. A questo proposito,la convivenza sembra essere più documentata rispetto al matrimonio. Dopo il matrimonio una donna che prima conviveva è facilmente portata all'infedeltà sessuale 3,3 volte in più rispetto a una donna che prima del matrimonio non ha convissuto (Forste & Tanfer, 1996).
  • Cohabitors identify themselves or the relationship as poor risk for long-term happiness more often than do non-cohabitors. There is evidence that some cohabitors do have more problematic, lower-quality relationships with more individual and couple problems than noncohabitors. Often this is why they feel the need to test the relationship through cohabitation. There is the probability that some of these significant problems will carry over into the marriage relationship. (Lillard, Brien, Waite, 1995; Thomson & Colella, 1991; Booth & Johnson, 1988)
  • I conviventi identificano se' stessi o la relazione " a basso rischio per una felicità di lunga durata" più spesso di coloro che non convivono. E siste l'evidenza che alcuni conviventi hanno davvero relazioni più problematiche e di bassa qualità con più problemi individuali e di coppia rispetto ai non conviventi. Spesso questo è dovuto al fatto che sentono la necassità di mettere alla prova la relazione attraverso la convivenza. C'è la probabilità che alcuni di questi significativi problemi venghano trasposti nella relazione matromoniale (Lillard, Brien, Waite, 1995; Thomson & Colella, 1991; Booth & Johnson, 1988).
  • Cohabitors tend to hold individualism as a more important value than non-cohabitors do. While married persons generally value interdependence and the exchange of resources, cohabitors tend to value independence and economic equality. These values do not necessarily change just because a cohabiting couple decides to move into marriage. (Clarkberg, Stolzenberg & Waite, 1995; Waite & Joyner, 1992; Bumpass, Sweet & Cherlin, 1991)
  • I conviventi tendono a considerare l'individualismo come un valore importanto più di quanto ciò accada fra i non conviventi. Mentre i coniugati generalmente danno valore all'interdipendenza è allo scambio di risorse,i conviventi tendono a valorizzare l'l'indipendenza e la parità economica. Questi valori non cambiano necessariamente solo perché una coppia convivente decide di passare al matrimonio (Clarkberg, Stolzenberg & Waite, 1995; Waite & Joyner, 1992; Bumpass, Sweet & Cherlin, 1991).
  • Cohabitors can allow themselves to marry because of pressure from family and others and because of pressure to provide a stable home for children. While it is generally better for the children in a cohabiting household or a child to be born to a cohabiting couple to be raised in a stable marriage, this is not by itself sufficient reason for the marriage. While family and friends are often right to encourage marriage for a cohabiting couple, a marriage made under such pressure is problematic unless the couple chooses it for more substantial reasons. (Barber & Axinn, 1998; Wu, 1995; Mahler, 1996; Manning & Smock 1995; Teachman & Polanko, 1990)
  • I conviventi ammettono di sposarsi per la pressioni della famiglia e di altri e per l'assillo di offrire uno stabile focolare ai figli. Mentre se in generale è meglio per i bambini di una famiglia di conviventi crescere e nascere in un matrimonio stabile ciò non è di per se' motivo sufficiente per il matrimonio. Se la famiglia e gli amici spesso fanno bene a incoraggiare i conviventi a sposarsi, un matrimonio fatto sotto queste pressioni è problematico perchè la coppia non lo sceglie per motivi più sostanziali (Barber & Axinn, 1998; Wu, 1995; Mahler, 1996; Manning & Smock 1995; Teachman & Polanko, 1990).
  • Cohabitors are demonstrated to have inappropriately high expectations of marriage that can lead them to be disillusioned with the ordinary problems or challenges of marriage. Cohabitors generally report lower satisfaction with marriage after they marry than do noncohabitors. There is danger that they think they have "worked out everything" and that any further challenges are the fault of the institution of marriage. (Brown, 1998; Nock, 1995; Booth & Johnson, 1988)
  • È dimostrato che le coppie conviventi hanno delle aspettative eccesivamente elevate nei confronti del matrimonio e ciò può condurli a disilludersi con i problemi della vita di tutti i giorni o delle sfide del matrimonio. Le coppie conviventi generalmente conseguono una minor soddisfazione dal matrimonio dopo essersi sposati rispetto ai non conviventi. C'è il pericolo che pensino che hanno "programmato tutto" e che ogni ulteriore difficoltà è da imputare all'istituzione del matrimonio (Brown, 1998; Nock, 1995; Booth & Johnson, 1988).
Experiences from the Cohabitation Itself Esperienze dalla convivenza stessa
  • The experience of cohabitation changes the attitudes about commitment and permanence and makes couples more open to divorce. (Axinn & Barber, 1997; Nock 1995; Schoen & Weinick 1993; Axinn & Thornton, 1992)
  • L'esperienza della convivenzacambia l'attegiamento nei confronti dell'impegno e della stabilità e rende la coppia più propensa al divorzio (Axinn & Barber, 1997; Nock 1995; Schoen & Weinick 1993; Axinn & Thornton, 1992).
  • Cohabitors have more conflict over money after they marry than noncohabitors do. Often they have set patterns of autonomy or competition about making and handling money during the time of cohabitation and this carries over to the marriage. Many couples have one pattern of money handling in the cohabitation household and have not discussed clearly how one or the other individual expects this pattern to change after marriage. (Singh & Lindsay, 1996; Ressler, Rand, Walters & Meliss, 1995; Waite, 1995)
  • I conviventi hanno più conflitti in tema di denarodopo che si sono sposati rispetto ai non conviventi. Spesso hanno consolidato modelli di autonomia o di competizione riguardo al guadagnare o maneggiare denaro durante la convivenza e questo continua una volta sposati. Molte coppie hanno un modello di utilizzo del denaro nella famiglia convivente e non hanno esplicitato chiaramente i cambiamenti che l'uno si aspetta dall'altro dopo il matrimonio (Singh & Lindsay, 1996; Ressler, Rand, Walters & Meliss, 1995; Waite, 1995).
  • Domestic violence is a more common problem with cohabitors than with married persons and this pattern will carry over to a subsequent marriage relationship. Cohabiting partners can have a lesser felt need to protect the relationship while they are cohabiting because they do not see it as permanent. If this is the case, some will begin dysfunctional patterns of problem-solving. The existence of the partner's children in the relationship or stress over the permanency of the relationship are common causes of conflict and sometimes violence. (Jackson, 1996; McLaughlin, Leonard & Senchak 1992; Stets & Straus, 1989)
  • La violenza domestica è il problema più comune nei conviventi rispetto alle persone sposate e questo modello si trasferirà alla conseguente relazione matrimoniale. I conviventi possono sentire di meno la necessità di proteggere la relazione mentre sono conviventi perchè non la vedono come una cosa permanente In tal caso, si viene a creare un modello che non aiuta la risoluzione dei problemi. La presenza di bambini del partner o l'incertezza riguardo alla durata della relazione sono cause comuni di conflitto e talvolta di violenza (Jackson, 1996; McLaughlin, Leonard & Senchak 1992; Stets & Straus, 1989).
  • Cohabitors who marry are less effective at conflict resolution than those who did not cohabit. Either a fear of upsetting an uncommitted relationship or the lack of need to protect a temporary relationship can be factors that lead cohabiting couples into poor patterns of conflict resolution which they then carry into marriage. (Booth & Johnson, 1988)
  • I conviventi che si sposano sonomeno efficaci nella risoluzione dei conflitti rispetto a chi non ha coabitato. O la paura di sconvolgere una relazione non vincolata, la mancanza del bisogno di proteggere una relazione temporanea possono essere fattori che conducono le coppie conviventi a modelli poveri di risoluzione dei conflitti che poi trasferiscono nel matrimonio (Booth & Johnson, 1988).
  • Using sex as a controlling factor can be a negative pattern which cohabiting couples can bring to their subsequent marriage. Reinforcement of negative family of origin patterns can also have occurred in the cohabiting relationship and be carried over to marriage. Both of these patterns are common issues that dating couples carry into marriage, but they can be exaggerated by the cohabitation experience. (Waite & Joyner, 1996; Waite, 1995; Thornton & Axinn, 1993)
  • L'uso del sesso come fattore di controllo può essere un modello negativo che le coppie conviventi possono trasporre al conseguente matrimonio. Il rafforzamento di modelli negativi della famiglia di origine può esserci stato nella relazione di convivenza ed essere trasferito nel matrimonio. Entrambi questi modelli sono questioni comuni che coppie rodate portano nel matrimonio, ma possono essere accentuate dall'esperienza della convivenza (Waite & Joyner, 1996; Waite, 1995; Thornton & Axinn, 1993).
Segnala questa pagina a un amico

Tradotto da S.Z.& V.N.- NON ancora revisionato

| inizio pagina |

| Introduzione | Prima Parte | Parte Seconda | Conclusioni | Appendice A | Appendice B |

Pagina pubblicata 28 gennaio 2002